Forlì. Verde pubblico, in Appello assolta l'ex vicesindaca Zanetti
Assolta perché il fatto non sussiste. Per l’ex vice sindaca di Forlì Veronica Zanetti un sospiro di sollievo dopo la condanna in primo grado a sei mesi e dopo anni di graticola per quel bando del verde pubblico che portò anche al rimpasto della giunta Drei nel giugno 2016. Stessa sentenza di assoluzione per gli altri due imputati, l’ex direttore generale del Comune di Forlì, Vittorio Severi, e Giovanni Morelli, professionista di Ferrara che il 7 settembre 2015 ricevette l’incarico per coadiuvare l’Unità Verde del Municipio. Il rovesciamento della sentenza di primo grado a Forlì (dove il giudice Ilaria Rosati avevano condannato tutti a sei mesi per il reato di turbativa d’asta in concorso) è stato deciso ieri dalla Corte di Appello di Bologna presieduta da Marinella De Simone (consigliere Gabriella Castore e consigliere relatore Domenico Panza). La pubblica accusa era rappresentata dal procuratore generale Massimiliano Rossi. Assolti, quindi Veronica Zanetti, difesa dall’avvocato Carlo Nannini, Vittorio Severi, tutelato dai legali Antonio Baldacci e Achille Macrelli, e Giovanni Morelli, difeso da Andrea Marzola.
La vicenda
Il caso scoppiò dopo l’esposto di Mario Peruzzini, all’epoca capogruppo della lista “Noi con Drei” - diventata poi “Forlì SiCura” - nel quale si denunciava come la formulazione del bando pubblicato il 21 luglio 2015 per assegnare l’incarico esterno a supporto specialistico dell’Unità Verde fosse stato ritagliato “su misura” rispetto al profilo professionale di Giovanni Morelli - fondatore dello “Studio Progetto Verde” - al punto da escludere altri concorrenti e blindare di fatto la scelta da parte della commissione giudicatrice presieduta proprio dal direttore generale Vittorio Severi. Un caso che indusse il sindaco Davide Drei a togliere la delega al Verde pubblico alla Zanetti, poi uscita dalla giunta nel rimpasto del giugno 2016. Il consigliere Peruzzini portò in Procura i documenti avuti dopo la richiesta di accesso agli atti. Si trattava dello scambio di messaggi via posta elettronica tra l’allora vicesindaco, il direttore generale e i tecnici comunali incaricati di redigere il bando per l’attività di supporto specialistico all’Unità verde, con indicazioni precise su come andava elaborato il bando.Una vicenda che ebbe importanti ripercussioni anche dal punto di vista politico oltre che personali per i tre indagati, visto che il caso è scoppiato nell’aprile del 2016, il processo è iniziato a maggio del 2019, mentre la sentenza di primo grado risale al marzo dell’anno scorso. Dopo 7 anni l’assoluzione perché il fatto non sussiste.