Forlì, tanti giovani a lavorare con grinta nel fango

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La corsa alla solidarietà è partita immediata. Non solo tra vicini di casa, amici, parenti, ma anche e soprattutto tra centinaia e centinaia di volontari che si sono subito messi un moto, in modo autonomo, con il passaparola e poi con le indicazioni fornite dal Comune, per dare una mano nelle zone più martoriate. Impossibile restare fermi. Tantissimi giovani, studenti “bloccati” nella loro attività didattica che non sono rimasti insensibili al grido di aiuto dei forlivesi.

Li incontri infangati, stanchi, armati di pale, guanti, scopettoni, consapevoli di dare una mano a chi ha perso tutto o quasi. Come Lapo Frizzi di Firenze, Francesca Bondavalli di Reggio Emilia e Jacopo Tagliati, anche lui emiliano studenti fuori sede dell’università forlivese. «Con le lezioni interrotte ci siamo organizzati principalmente tramite social, su Telegram – spiega Francesca – poi con la comunicazione ufficiale del Comune che chiedeva disperatamente volontari, abbiamo fatto la nostra parte». «Oggi è la nostra prima giornata – aggiunge Lapo – ma già ieri ci siamo impegnati per allestire brandine nella struttura sportiva di via Ribolle e trasportare cibo». «Abbiamo anche fatto una piccola raccolta fondi tra noi universitari – aggiunge Jacopo – facendo avanti e indietro con l’Eurospin, chi aveva cibo lo abbiamo raccolto e portato con la mia auto alla palestra del Campostrino dove c'era la raccolta». Per loro ore passate a lavorare nelle strade laterali di via Pelacano.

«Lì è un delirio» ammettono i ragazzi. «Ci sono persone anziane che sono disperate ovviamente» riprende Francesca. Aiuto materiale e per quanto possibile anche psicologico: «Appena siamo arrivati una signora ci ha chiesto aiuto – dice Jacopo – e si è messa a piangere, era disperata. Non hanno bisogno di cibo, anzi ci hanno offerto loro l’acqua».

Ancora più giovani sono Beatrice Blaco e Cristian Vallicelli. «Dove abitiamo noi non era successo niente però vedere tutte quelle persone in difficoltà e pensare di non poter fare niente faceva venire un po’ di rabbia e quindi appena abbiamo potuto fare qualcosa ci siamo attivati chiamando il Comune – racconta Beatrice, presente con la mamma Alessandra Lombardi –. Qui abbiamo visto tanta gente che ha voglia di aiutare, ma anche persone che hanno perso tutto».

«Io ho avuto dei parenti che sono stati colpiti da questa tragedia – aggiunge Cristian – una una cosa che mi ha fatto capire quanto le persone siano in difficoltà e mi ha spinto a dare una mano».

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