Forlì. Strocchi chiude dopo oltre 50 anni: "Non troviamo personale qualificato"

Una tradizione tramandata di generazione in generazione, l’attività di metalmeccanica “Strocchi & C.” chiude dopo oltre 50 anni. Una decisione sofferta ma inevitabile vista la difficoltà a reperire personale qualificato. «Tutto è iniziato nel 1939 quando l’azienda era stata aperta a Carpinello con il nome di “Strocchi e Baggioni” - racconta Filippo Strocchi, uno dei soci insieme a Pasquale Raggi e Afro Focaccia -. Nel corso del tempo ha avuto altre denominazioni, fino al 1979 quando ci siamo trasferiti in via Ravegnana e dove fino al 21 aprile scorso abbiamo portato avanti l’attività. Per il ramo Strocchi, tra l’altro, si tratta di una tradizione familiare. Infatti prima di me c’è stato mio nonno, poi mio padre e fino ad oggi io».

Da sempre la piccola media impresa tutta forlivese si è occupata di metalmeccanica, negli ultimi 20 anni aveva iniziato ad operare anche nel settore delle macchine utensili. Purtroppo, però, non è bastato. «E’ un dispiacere, l’azienda non è fallita ma la decisione di chiudere era diventata inevitabile - prosegue Strocchi -. Eravamo rimasti in pochi, per la precisione tre soci e quattro dipendenti. Solo 12 anni fa erano 15 i dipendenti, la situazione è cambiata rapidamente e a malincuore abbiamo deciso di fermarci».

Sempre più spesso il mondo dell’impresa forlivese, soprattutto aziende come quella di via Ravegnana, lamentano la difficoltà a reperire manodopera specializzata o la mancanza di queste professionalità. «Sostanzialmente i fattori che ci hanno spinto a intraprendere questa strada sono due - sottolinea Strocchi -. La prima è, appunto, che nell’ultimo periodo abbiamo fatto fatica a reperire personale specializzato o quantomeno qualificato, la seconda è che la normativa per imprese come la nostra si è fatta sempre più stringente. Avremmo dovuto sostituire e provvedere all’acquisto di macchinari nuovi, i nostri erano obsoleti. A questo punto, ahimè, ci siamo accorti che il gioco non valeva la candela e il 21 aprile scorso abbiamo chiuso l’azienda. Ora stiamo provando a vendere i macchinari, alcuni di questi andranno in India, altri resteranno in Italia mentre tutto ciò che non riusciremo a dare via finirà al ferro vecchio». Adesso per Filippo Strocchi inizia una fase tutta nuova. «Al momento non ci sono prospettive di una riapertura in futuro, presto qui si insedierà un’altra attività. Ma chissà, mai dire mai - conclude Strocchi -. La società fortunatamente ha degli immobili di proprietà, principalmente dei capannoni, per ora mi occuperò totalmente della gestione di questi beni immobiliari».

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