Forlì, presidi e professori stremati da dad e sosituzioni: "Non abbiamo tregua"

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«Non abbiamo tregua, dalla mattina all’alba fino alla notte siamo impegnati nella gestione dei casi degli alunni positivi, nelle sostituzioni dei docenti e del personale della scuola, che non è fatta di soli insegnanti». Quella che descrive Maura Bernabei, la preside dell’istituto aeronautico Baracca, è la realtà, «estenuante» con cui fanno i conti da tempo i dirigenti scolastici e tutti gli insegnanti coinvolti nella gestione dei Covid. Ai disagi per gli studenti, che come non manca di sottolineare Bernabei «possono avere solo una socialità “dimezzata”, perché quasi nessuna classe è presente al 100%», si sommano tutte le difficoltà nella sostituzione dei professori. «Alcuni sono in malattia, altri non sono vaccinati e quindi sospesi - puntualizza la preside -. Vanno sostituiti, ma non facciamo altro che fare convocazioni di supplenze che vanno continuamente deserte, perché di supplenti non ce ne sono più». E allora chi sostituisce i professori assenti? «Per fortuna ci sono molti docenti con buona volontà e spirito di servizio che si mettono a disposizione per fare molte più ore di quelle che avrebbero per contratto. Praticamente fanno volontariato» sintetizza. Nella stessa scuola, il professor Giorgio Frassineti, (ex sindaco di Predappio, ora votato all’insegnamento delle materie scientifiche) racconta le difficoltà di un docente che si trova a dover gestire una classe di adolescenti «un po’ di qua» a scuola, intende, «e un po’ di la», a casa, in didattica a distanza. «È molto più complicato che fare lezione a distanza per tutti. Sono due modalità di insegnamento diverse, e bisogna controllare non solo che seguano quelli presenti in classe, ma che quelli in dad non si scolleghino. E le verifiche? Bisogna farne di diversi tipi. In più chi è in classe o casa, lo scopri solo il giorno stesso». «Non è didattica a distanza - sentenzia - è didattica in assenza». A mettere a dura prova l’organizzazione “direttiva” dei presidi e quella “concreta” dei professori non sono solo i numeri elevatissimi di studenti positivi e classi in quarantena, ma il fatto che «ogni alunno è un caso a sé, che ogni situazione va valutata attentamente - ricorda la dirigente Bernabei - perché ogni alunno, a seconda che sia o meno vaccinato, informazione che noi non dovremmo tra l’altro possedere, a seconda che abbia avuto contatti stretti con uno o più compagni, deve fare giorni diversi di isolamento». Che la situazione sia complessa lo ammette anche Marco Lega, il preside del liceo classico Morgagni, dichiarando che quelle della sua scuola sono criticità «non diverse da quelle che affliggono tutte le scuole della nazione». Difficoltà che portano, in primis il professor Frassineti, a domandarsi se non fosse più sensato fare qualche settimana in più in didattica a distanza, piuttosto che trovarsi a gestire una “jungla” di provvedimenti di fine o inizio isolamento, con modalità diverse di fare lezione nella stessa classe. «Forse era più opportuno attendere qualche settimana per vedere l’evoluzione della situazione epidemiologica, e magari allungare la didattica a giugno- rileva la preside Bernabei - ma continuiamo a confidare che chi prende decisioni faccia bene, andando avanti con fiducia verso la scuola. Di certo, resta il fatto che non sono scelte facili da prendere». I dettagli sul Corriere Romagna oggi in edicola

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