Forlì, manca personale in Pronto Soccorso: "Servono soprattutto medici"

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L’emergenza per la Medicina d’urgenza è il contesto quotidiano d’azione, ma per poter affrontare tutte le situazioni che di giorno in giorno il Pronto Soccorso si trova a dovere gestire e che dal marzo dello scorso anno si sono ulteriormente complicate a causa della pandemia, è fondamentale non essere vicini, o peggio oltre, lo stato di emergenza dal punto di vista delle risorse: umane e strutturali. A Forlì, il Pronto Soccorso sta da mesi facendo il massimo non solo per adeguarsi a tutte le normative di sicurezza che il Covid-19 ha richiesto venissero attuate per la tutela della salute dei pazienti, ma anche per assicurare efficienza ed efficacia pur davanti a un problema che inizia a diventare serio: la carenza di personale, soprattutto medico. Se, infatti, al momento gli accessi al Pronto soccorso dovuti alla sintomatologia riconducibile al virus Sars-Cov-2 sono gestibili per la loro incidenza numerica, il pensiero rivolto alla stagione autunnale del direttore dell’Unità operativa Medicina d’urgenza e 118, Andrea Fabbri, si tinge di preoccupazione. Per un presumibile incremento dei casi che non corrisponde a quello delle forze a disposizione per fronteggiarlo. «Da luglio gli accessi sono aumentati, ma in modo fluttuante e fortunatamente il dato sulle persone ricoverate con un’infezione da Sars-Cov-2 resta basso – afferma –. Pur presumendo un incremento dei casi in autunno, confidiamo che la grande maggioranza dei positivi non necessiti di cure ospedaliere grazie alla protezione dalle complicanze polmonari che il vaccino sta dimostrando di fornire. Il problema è che, come tutti i Pronto soccorso d’Italia, siamo in emergenza vera sotto il profilo del personale». Mancano medici e infermieri, quindi. «Soprattutto medici, per il turnover del personale infermieristico è sempre stato molto elevato, ma in fin dei conti si è sempre gestito – dichiara Fabbri -. Al momento tra pensionamenti, trasferimenti e licenziamenti, lavoriamo con una dozzina di professionisti specializzati in meno rispetto al fabbisogno. È una piccola ecatombe».

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