Forlì. Madre di tre figli, un solo stipendio: "Mi sono sentita sola"

Una famiglia di quattro persone composta da una madre e tre figli che può fare affidamento su un solo stipendio, si ritrova a dover fare i conti con la devastazione dell’alluvione e la solitudine di chi si sente abbandonato dalle istituzioni. Le forti piogge del 2 maggio, avevano allagato il giardino di casa, in via Pelacano ma mai si sarebbero aspettati che due settimane più tardi il fiume avrebbe completamente sommerso il piano terra della propria casa. «Quanto tutto è successo – ricostruisce Caterina Pepaj, la più grande di tre fratelli di 22, 18 e 11 anni – ero in Abruzzo dal mio ragazzo. Avevo visto i messaggi del sindaco relativi all’allerta meteo ma ci aspettavamo che si allagasse il giardino come era successo ai primi di maggio. Invece, quando ho visto il video del fiume in piena, ho allertato mia mamma che però era al lavoro e quando è uscita alle 18 ormai era tardi per cercare di fare qualcosa». A centinaia di chilometri di distanza, Caterina vive il terrore dei propri familiari al telefono, unico filo per comunicare con loro che però improvvisamente viene troncato gettandola nella disperazione. «La parte più brutta è stata quando sentivo il panico nelle loro voci, nelle loro urla – racconta –. Sono rimasta in contatto con loro fino alle 2 di notte e poi i telefoni si sono spenti e non ho avuto più notizie». L’acqua sale velocemente e invade tutto il piano terra dove ci sono due camere da letto, salotto, cucina e bagno. La famiglia si rifugia dunque al primo piano con l’angoscia che l’acqua possa raggiungerli anche lì intrappolandoli assieme al cane e al gatto. «L’acqua è arrivata ad almeno un metro e mezzo di altezza - dice Caterina - raggiungendo metà degli scalini del primo piano». Quando il sole sorge, la ragazza cerca qualcuno che possa darle notizie della sua famiglia. «La mattina dopo – racconta – cercavo aggiornamenti sui miei familiari: ho scritto ad amici per chiedergli aiuto perché era impossibile ricevere notizie attraverso la Protezione civile o le Forze dell’ordine. Alcuni amici si sono spostati in via Pelacano riuscendo a raggiungere casa mia e mi hanno rassicurato del fatto che stavano tutti bene. Giovedì 18, i soccorritori sono andati a prendere mia sorella con il gommone mentre mia mamma e il mio fratellino sono rimasti a casa con i nostri animali». Quando l’acqua inizia a scendere, scopre tutta la devastazione. L’arredamento del primo piano, compresi naturalmente gli elettrodomestici, sono andati completamente perduti. Tutti i risparmi di cui dispone la famiglia vengono investiti per le automobili senza le quali è impossibile andare a lavorare. «Una delle nostre due macchine era da buttare e siamo stati costretti ad acquistarne un’altra altrimenti mia mamma non sarebbe potuta tornare al lavoro. L’altra, invece, l’abbiamo riparata ma abbiamo speso davvero tanto».
Ora questa famiglia deve capire come tornare a quella normalità che per adesso è solo un ricordo. «L’unico stipendio vero è quello di mia mamma – spiega –. Io studio e lavoro per pagarmi gli studi». Anche acquistando l’arredamento in economia ed abbassando al minimo le spese per la ristrutturazione dei muri, servono almeno 20mila euro. «Ci sono persone davvero in difficoltà, vorrei che il sindaco se ne rendesse conto - afferma amareggiata mamma Ida -. La vita era già resa difficile dall’aumento dei prezzi. Io cercherò di arrangiarmi come ho sempre fatto ma non è giusto. In questi due mesi mi sono sentita sola, abbandonata dalle istituzioni. Ogni giorno mi sono alzata alle 5 e mezza e ho fatto un piccolo passo dopo l’altro da sola. So che per gli aiuti ci vuole tempo ma almeno speravo che lo Stato facesse sentire nel frattempo la sua vicinanza».

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