Forlì. Lavoratori poveri, la nuova emergenza è quella abitativa

La povertà è in crescita anche nel territorio forlivese e a pagare il prezzo della crisi che attanaglia la società sono, in particolare le persone più vulnerabili: soprattutto stranieri ma anche anziani in un contesto in cui, spesso, la povertà è un fardello che viene tramandato da una generazione all’altra. È una fotografia a tinte fosche quella scattata dal “XIII rapporto sulle povertà e le risorse”, relativo al 2021, presentato ieri dalla Caritas Diocesana di Forlì-Bertinoro. Le persone che si sono rivolte ai due centri di ascolto, rispettivamente “Buon pastore” e “Casa Betania” sono 832, in aumento del 6,53% rispetto al 2020. Si tratta di 267 nuovi utenti, nel 69% dei casi uomini, di cui il 74% di cittadinanza straniera, con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, in cerca di occupazione e di una soluzione abitativa stabile. In leggero aumento rispetto ai 12 mesi del 2020 sono le persone senza fissa dimora: sono 410 gli invisibili della città. Si tratta del 49% del totale degli utenti: di questi il 77% è costituito da cittadini stranieri, prevalentemente uomini, in cerca di occupazione. Dati che diventano ancora più allarmanti se si considera che il 2021 è stato un anno senza sfratti grazie al provvedimento adottato a seguito dell’emergenza Covid.

Emergenza abitativa

Il 71% dei senza tetto sono accolti in dormitori per persone senza dimora oppure vivono in alloggi di fortuna come in tende o all’interno delle macchine quando non sono accolti a turno dagli amici. L’emergenza abitativa è legata in parte alla bassa disponibilità di alloggi in affitto e ai cosiddetti “lavoratori poveri”. «Sul nostro territorio – spiegano durante la presentazione – ci sono molti senza fissa dimora che pur avendo un lavoro non hanno un’abitazione. Non avendo un luogo adeguato dove vivere, spesso rischiano di perdere l’impiego: è un cane che si morde la coda».

I servizi offerti

In totale hanno beneficiato dei servizi offerti dalla Caritas, 1.197 persone. Di queste, la fascia d’età più rappresentata è quella degli adulti tra 35 e i 64 anni che costituiscono il 45% del totale seguiti dai giovani tra i 18 e i 34 anni con il 31%. In diminuzione, rispetto al 2020, è la presenza dei minori che si attesta al 15%, mentre in crescita è la presenza delle persone over 65 che costituiscono l’8% del totale. Si tratta di cittadini che non ce la fanno a vivere con la pensione che percepiscono o che si rivolgono ai centri di ascolto anche soltanto per passare del tempo con qualcuno e contrastare, così, la solitudine. A parità di numero di persone accolte nelle strutture in cui poter dormire, è aumentata la permanenza all’interno delle stesse. Sono state 149 le persone che hanno cercato riparo per la notte. Il dato è legato all’impatto che il Covid ha avuto sul mondo del lavoro, con l’interruzione delle assunzioni e la ripresa tardiva di alcune attività lavorative. Per quanto riguarda, invece, il servizio mensa, il totale complessivo dei pasti erogati dalla cucina del “Buon Pastore” e da quella del “San Francesco” è di 59.711.

I bisogni

Volendo stilare una graduatoria dei bisogni delle persone, per gli utenti stranieri si conferma la triade costituita dai problemi economici, mancanza di alloggio e mancanza di lavoro. La casa resta non solo il più importante tra i bisogni primari ma anche il più grande scoglio da superare se si considera che sempre meno cittadini proprietari di immobili accettano di affittare appartamenti a cittadini o famiglie straniere. Per gli utenti italiani, dopo i bisogni di tipo economico vi sono i problemi legati alle difficoltà familiari collegate all’alta conflittualità tra coniugi e nella relazione tra genitori e figli. Al terzo posto, infine, la mancanza di lavoro seguiti dai problemi di salute.

Le Caritas parrocchiali

A chiudere il report sono in dati forniti dalle Caritas parrocchiali: sono 1057 le persone che vi hanno fatto riferimento. Si conferma una presenza maggioritaria di donne, pari al 61% del totale e il 21%, ovvero 224 persone, sono nuovi utenti. Si tratta soprattutto di nuclei familiari monoreddito che ricevono un aiuto di tipo alimentare ed economico come la rateizzazione o il pagamento delle utenze oppure l’acquisto di materiale scolastico. Il 63% dei nuovi utenti è costituito da persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas o vi sono ritornate a causa degli effetti negativi prodotti dal Covid sul loro bilancio familiare.

«Bisogna porre attenzione alla concretezza di essere fratelli di tutti – ha affermato il vescovo Livio Corazza – . Sono importanti le istituzioni ma è fondamentale la responsabilità di ciascuno nell’essere solidali».

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