Forlì. La "Rivoluzione" in musica dei Flysuit supera anche il Covid

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C’è chi la rivoluzione la aspetta, ma aspettare è di per sé non agire, è scegliere di non scegliere. C’è poi chi la rivoluzione la teorizza e attende che siano altri ad attuarla. Infine c’è una rivoluzione di fatto, quella che negli ultimi due anni ha stravolto la vita degli italiani e, specialmente dei giovani e che va interpretata, possibilmente non subita bensì indirizzata verso un cambiamento positivo. È quest’ultima che un gruppo di musicisti forlivesi, i Flysuit, hanno analizzato, messo in note e cantato in un brano, uscito anche su Spotify lo scorso 11 febbraio, che prelude a un nuovo lavoro discografico che vedrà la luce a inizio giugno. Il titolo è, appunto, “La Rivoluzione” e rappresenta tutto ciò che questi 5 ragazzi non ancora 25enni e con già apprezzati lavori alle spalle come “Il sogno” e l’ep live “L’urbano industriale”, non solo hanno vissuto negli scorsi mesi, ma cercano di realizzare: nella vita e nella loro produzione. Sì, perché fare musica nell’era del Covid ha rappresentato un’impresa, figurarsi preparare e incidere un disco che, per i Flysuit, rappresenta anche una svolta artistica. «Se la pandemia è stata devastante per i professionisti, figurarsi per semplici appassionati come noi: è già un piccolo miracolo avere mantenuto la voglia di suonare, di scrivere e, ora, di essere in piena registrazione di un disco con 10 brani nuovi – spiega Marco Ravaioli, chitarrista e portavoce della band –. Un lavoro che definirei figlio di una necessità, quella di continuare a esprimerci, di riprenderci davvero vita e abitudini, di interpretare la musica come una terapia di gruppo da cui, piano piano, speriamo possa scaturire qualcosa di buono».

Il lavoro

Testi e demo dei brani, i Flysuit li avevano già pronti prima della tempesta-Covid. «Avevamo pensato a questo progetto già nel 2018 perché cercavamo un linguaggio più diretto e capace di arrivare a quante più persone possibili senza però cadere nella retorica o seguire le mode, ma continuando a parlare della società in cui viviamo, di precarietà, di amicizia – ricorda Ravaioli –. Anche nelle sonorità cercavamo un cambiamento e il Covid l’ha pure accelerato: l’album sarà molto variegato, passerà dai toni più cupi dell’elettronica alla luce energizzante degli strumenti nei brani conclusivi, come in un percorso di rinascita. Quella che abbiamo voluto per primi su noi stessi».

La collaborazione

Già, perché i due anni di pandemia hanno inevitabilmente portato i ragazzi a interrogarsi sul loro futuro. «Nel 2019 eravamo giunti al culmine di un percorso fatto di tanti concerti, radio, tv, collaborazioni ed eravamo stanchi, poi il virus s’è abbattuto sulle vite delle persone e la montagna diventava ancora più alta. Paradossalmente, dalla voglia di ritrovarci anche solo in una cantina, la passione è rimasta accesa e il disco ha preso forma. Tre anni per realizzarlo sono tanti, ma in un clima così in cui molti hanno mollato, abbiamo gettato nella musica tutto quello che avevamo dentro». Ne è scaturita anche una collaborazione di prestigio. Quella con Alberto Nanni dei Blastema, gruppo “feticcio” dei Flysuit. «Ha prodotto il singolo “La Rivoluzione” ed è stato un colpo di fortuna – ricorda Ravaioli –. Avevo la bozza di un brano elettronico, inusuale per noi, lui ha saputo cesellarlo, dargli un’anima. Anticipa il disco proprio perché qualcosa di diverso dai nostri canoni e dal resto dell’album che stiamo finendo di registrare. Volevamo rappresentare una spaccatura, una rivoluzione, appunto».

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