Forlì, l'anniversario del bombardamento del 1944

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A Forlì, nella chiesa di Santa Maria del Fiore, una cappella ricorda le vittime del tragico bombardamento aereo del 19 maggio 1944. Quel venerdì mattina di settantotto anni fa, la via Ravegnana era percorsa da frotte di contadini e massaie dirette al mercato. E fu proprio su quella direttrice che si scatenò l’inferno, il battesimo del terrore per il Cittadone. Antonio Mambelli nei suoi “Diari degli Avvenimenti in Forlì e in Romagna dal 1939 al 1945”, scrive di un primo allarme dalle 8.10 alle 8.35, seguito da un’altra sirena delle fabbriche dalle 9.45 alle 12. Vennero mandati a casa gli studenti, ma la gente continuò nelle proprie occupazioni. Passati pochi minuti dalla percezione del secondo segnale e sul cielo della città si staglia una formazione di 32 bombardieri: «Non meno di 150 bombe di medio calibro – continua Mambelli – sono sganciate a grappoli sulla fascia ferroviaria compresa nell’abitato e le zone industriali, fra l’ultimo sottopassaggio verso Forlimpopoli e la vecchia stazione, nonché su parte della Villa di Coriano, per una lunghezza di 2 chilometri e una profondità di circa 600 metri». Alla fine, il bilancio, certificato da un documento del 1945 dell’Unpa Unpa, acronimo di Unione Nazionale Protezione Antiaerea, parla di 132 morti accertati e 455 feriti.

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