Forlì. L'alluvione a Villa Serena, salvata dalla chiesina

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La casa di cura “Villa Serena” è parte integrante del tessuto socio-culturale forlivese. La sua non è solo la storia di una clinica di successo, dal 2015 riunita nel Gruppo Ospedali Privati Forlì, «ma il racconto - scrive nel 2011 l’ex sindaco Roberto Balzani, in prefazione al libro monografico curato dalla ricercatrice Sara Samorì - di una parte di Forlì fisica e umana».

Ne è passato di tempo da quell’8 dicembre 1950, che vide l’apertura in via del Camaldolino (dal nome della chiesa e convento dei Camaldolesi presenti in zona nel 1270), della prima clinica privata forlivese. Proprio oggi è prevista l’inaugurazione del polo diagnostico di Villa Serena, completamente rinnovato dopo i danni provocati nel maggio scorso dall’esondazione del Montone che ha messo in ginocchio mezza città. Sul giorno dell’alluvione emerge una storia di forte impatto emotivo, raccontata da Alessandra Frassineti. La cappellina interna, posta sotto l’atrio d’ingresso, avrebbe fatto da cassa d’espansione durante l’alluvione, evitando danni maggiori all’interrato. Tecnico sanitario di radiologia medica operante in via del Camaldolino dal 1998, Alessandra è nipote di uno dei “padri” fondatori della clinica, Giovan Battista Frassineti. «Il 16 maggio - racconta - all’incirca alle 16, vengo a sapere che il fiume stava allagando il parcheggio dell’argine, limitrofo alla nostra struttura. Esco velocemente dall’ospedale e camminando in mezzo all’acqua crescente, riesco a raggiungere la mia auto e a metterla in salvo. Alle 19 il fiume aveva già sommerso i mezzi rimasti parcheggiati, tutti andati perduti». Passano poche ore e l’acqua raggiunge anche la clinica, inondando tutta la parte più bassa. Nei giorni successivi, la dottoressa Frassineti può rientrare in servizio: «Per circa tre mesi abbiamo svolto gli esami ai nostri pazienti, avvalendoci delle attrezzature installate sul camion posizionato nel piazzale d’ingresso». Nel piano interrato di Villa Serena, sede del centro diagnostico, l’acqua ha toccato i 40 centimetri. «Quella quantità – continua la radiologa – è stata sufficiente a danneggiare irreparabilmente la Tac, le due risonanze magnetiche e altri macchinari». Il punto più basso dell’ospedale di via del Camaldolino è però rappresentato dalla cappellina interna, con l’acqua che nel corso dell’alluvione ha raggiunto il metro. «Senza il suo sacrificio – dichiara convinta – sarebbe andata sicuramente peggio, in termini di danni agli ambienti e a tutte le attrezzature e agli arredi esistenti».

Nel frattempo, anche la provvidenziale chiesina è stata asciugata, ma senza poter ritornare (per ora) alla sua naturale funzione di luogo di preghiera e di raccoglimento per pazienti e visitatori. Nei primi decenni di attività di Villa Serena, al tempo del “babyboom”, il ruolo di ostetrico-ginecologo è stato svolto dal dottor Michele Savorelli, scomparso 96enne nel 2013. Il popolare medico affermava di aver contribuito alla nascita di ben 14.000 bambini, 864 solo nel 1964. Molti di questi hanno ricevuto il battesimo proprio nella nostra cappellina “salvatrice».

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