Maria Giorgini, eletta nei giorni scorsi segretaria provinciale della Cgil traccia la strada dopo l’unificazione e mette la parola fine a una sua possibile candidatura a sindaco.
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha affermato che la scelta di unificare le Camere del lavoro di Forlì e Cesena è stata lungimirante ed è arrivata grazie a due segretarie che hanno lavorato insieme mettendo sempre al centro l’interesse dell’organizzazione. Ora quali sono le cose che intende cambiare per fare di più e meglio?
«Per prima cosa, insieme a Silla Bucci, abbiamo dimostrato che un modello di leadership diverso, trasversale, orientato al dialogo ma determinato, è possibile e porta risultati. Nel nostro progetto pensiamo ad un sindacato di prossimità, “smart” per i nativi digitali e “raggiungibile” per tutte le persone che hanno bisogno di una risposta paziente, specializzata e vicina al luogo di lavoro o alla propria abitazione. Una sfida significativa che possiamo vincere con un gruppo dirigente rinnovato e la dimensione provinciale ci aiuterà a liberare risorse per essere più vicini alle persone».
Quali sono i problemi più importanti da affrontare in provincia e quali invece sono le cose che qui funzionano bene rispetto ad altre realtà?
«Dobbiamo dire basta alla visione campanilista che ha spaccato a metà la provincia non solo in termini di viabilità, ma anche di attrattività per gli investimenti pubblici e privati e di servizi ai cittadini. Siamo la terra del buon vivere, abbiamo eccellenze in campo universitario, storico e culturale, vantiamo la presenza di grandi imprese in una pluralità di settori, se facciamo rete possiamo essere competitivi in area vasta Romagna, nella Regione, nel Paese e nel mondo. Non ci batte nessuno, dobbiamo solo volerci un po’ più bene. Ciò che dobbiamo fare insieme alle istituzioni è debellare le piaghe del lavoro irregolare, del caporalato e delle infiltrazioni della criminalità organizzata in particolare nell’agricoltura, nel turismo e nella logistica. I nostri salari sono sotto la media regionale, dobbiamo fare meglio e di più per la qualità del lavoro con le istituzioni e con la contrattazione, e dare risposte maggiori ai bisogni di anziani, ragazzi, famiglie e donne».
L’alluvione ha messo in evidenza esigenze diverse nei vari territori della provincia, come pensa di riuscire a dare vita ad un sindacato di prossimità che possa rispondere sia alle esigenze delle città, che a quelle della collina o del mare?
«Un sindacato di prossimità deve essere in grado di dialogare con tutti gli enti locali per la tutela dei cittadini e per portare avanti velocemente la ricostruzione. Bene che le Province tornino ad assumere deleghe ma serve personale. Teniamo conto che negli ultimi 5 anni abbiamo perso il 52,5% degli addetti delle Province e sforbiciate analoghe sono anni che le vediamo in tutta la macchina pubblica, dalla Regione ai Comuni. Non stupiamoci poi se abbiamo un territorio con grandi difficoltà nella manutenzione delle strade, del territorio e delle infrastrutture. Oggi facciamo miracoli e dopo l’alluvione non possiamo farcela se non arrivano risorse e organici e su questo siamo pronti a mobilitarci arrivando anche a Roma»
L’alluvione ha colpito e lasciato il segno in molte zone della provincia, creando problemi anche al mondo del lavoro, penso alla montagna o ai quartieri dove hanno chiuso diverse attività, come intende affrontare la situazione?
«La consapevolezza è che da soli non ce la possiamo fare. Le attività che hanno chiuso devono essere aiutate a riaprire in sicurezza e mantenendo insediamento e occupazione. Inoltre per i quartieri e le zone collinari e montane servono aiuti per ripartire incentivando l’insediamento anche di nuove imprese e nuovi servizi. Lo spopolamento è già una realtà, va fermata la chiusura e vanno previsti nuovi servizi pubblici e privati. Le progettualità del Pnrr, i fondi europei e i fondi per la ricostruzione devono avere un’unica visione del territorio».
I valori veri della sinistra (tutela del lavoro, benessere, uguaglianza, giustizia sociale) che il sindacato esprime pienamente, secondo lei sono ancora espressi dall’attuale Pd?
«Guardi non parlo del Pd, non credo sia corretto. Ma posso dire che la politica tutta per lungo tempo ha perso di vista la centralità del lavoro. I tassi di astensionismo parlano da soli. Quello che vedo è un tentativo di riallacciare un dialogo, ma questo ci può essere solo se si riconoscono gli errori del passato e si tenta di portare alle persone che soffrono da anni precarietà, bassi salari e insicurezza sociale e nel lavoro, risultati concreti per migliorare la propria condizione. Bene che le opposizioni si siano unite sull’emergenza salariale, bene il dialogo per i diritti sociali e civili, ma serve uno scatto in più».
La sua elezione a segretaria provinciale della Cgil chiude definitivamente la porta ad una sua eventuale candidatura a sindaco?
«Ringrazio per gli attestati di stima che mi sono giunti dal territorio, non può che fare piacere. Ma la Cgil è la mia casa e l’unificazione delle Camere del lavoro è il mio orizzonte. E così è stato. Sono molte le modalità per contribuire al miglioramento di questo vasto territorio a cui tengo in maniera significativa. Io nel mio ruolo di segretaria generale della Camera del lavoro di Forlì-Cesena spero di poter fare la mia parte».