Forlì. Dorelan: "In pandemia la casa al centro degli investimenti"

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La storia è pressoché nota: due giovani forlivesi, nel 1968, decisero di lasciare il loro impiego fisso per avviare la loro idea d’impresa, partendo da un laboratorio allestito in un garage. Erano Pietro Paolo Bergamaschi e Diano Tura, i due soci fondatori di Dorelan. Oggi sono i loro figli, Cristian e William Bergamaschi, Luca e Riccardo Tura a dirigere la storica azienda, affrontando le contingenze del presente, guardando al futuro e con uno speciale riguardo per il territorio.

Oggi Dorelan produce - interamente a Forlì - materassi, letti, cuscini e complementi d’arredo, con collezioni pensate anche per gli alberghi, le compagnie di crociera e il mondo dello sport. Conta 300 collaboratori e più di 2.000 punti vendita in Italia e all’estero. Secondo gli ultimi dati della ricerca Intesa San Paolo Emilia Romagna è incoraggiante l’andamento del sistema casa (+21,3%) con un’eccellente performance per l’export dei mobili imbottiti di Forlì, che chiude i primi nove mesi del 2021 con un +47,3%, grazie al traino dei primi cinque mercati di riferimento: Francia, Cina, Stati Uniti, Belgio e Corea del Sud. Lo spunto è propizio per una chiacchierata con Riccardo Tura.

Riccardo gli ultimi due anni, quelli della pandemia hanno di certo influenzato i consumi e cambiato le abitudini.

«Esattamente, in questi due anni di pandemia la casa è stata al centro degli investimenti dei consumatori, ha permesso loro di scoprire le cose che magari prima non andavano bene o che erano ignorate. Mi riferisco agli elettrodomestici così come anche all’arredamento. È emersa la possibilità di vivere la casa anche come un luogo di lavoro e questo ha portato a viverla come mai era accaduto prima. Così tutta la filiera ne ha tratto giovamento ed è stata trainata dal segno positivo».

Lei è in azienda da quando aveva 18 anni. Come l’ha vista cambiare in questi anni?

«Dorelan ormai compie 54 anni dalla sua fondazione. Individuerei tre tappe fondamentali: la prima tappa ha visto l’impresa al servizio della grande distribuzione e impegnata nell’organizzazione del sistema produttivo. La seconda tappa è stata caratterizzata dagli investimenti nel marketing e ci siamo concentrati sulla produzione di una qualità più alta, lasciando la grande distribuzione. La terza tappa è quella della creazione dei negozi monomarca»

E l’avvento del digitale?

«In realtà pur disponendo di un e-shop, il nostro prodotto non si compra online, il materasso è un tipo di prodotto che va testato personalmente. Per noi il digitale ha portato dei cambiamenti, ovviamente, nella comunicazione sia interna che esterna, ma non nella vendita».

Il rapporto con i dipendenti, in un’azienda in crescita e così radicata nel territorio, come si è modificato?

«In più di cinquant’anni siamo passati da 20 dipendenti a 300. Inizialmente, come è facile immaginare, la relazione con i dipendenti era anche personale soprattutto nel reparto produzione dove c’erano mio padre e mio fratello. È difficile da mantenere quando il numero di collaboratori cresce rapidamente. Pur tuttavia cerchiamo sempre di promuovere iniziative per favorire lo spirito di squadra ma anche il benessere di chi lavora con noi. Inoltre penso che l’assunzione di profili qualificati sia un valore per il territorio, per farle solo un esempio i nostri attuali responsabili di produzione e commerciale venivano da un tirocinio, scolastico e universitario. Sono rimasti in azienda e ora ricoprono ruoli di responsabilità».

Il progetto con Cava Rei impresa sociale ha segnato una collaborazione significativa col territorio.

«Sì, è partito qualche anno fa, si chiama “I’m a dreamer”. Dorelan ha messo a disposizione degli studenti del Sistema Moda dell’Istituto Tecnico Saffi-Alberti di Forlì tessuti e materiali provenienti dai residui di produzione, chiedendo agli allievi di sviluppare prototipi che poi sono stati prodotti dai ragazzi di Cava Rei. Un vero e proprio progetto sociale legato alla circolarità e al riuso».

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