I dati parlano chiaro. Se in Emilia-Romagna il 76,2 % delle piccole imprese e quelle artigiane hanno recuperato i livelli di fatturato pre-pandemia sono i costi delle materie prime e il caro bollette a gravare di più. Lo rivela l’indagine svolta dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna a cui hanno partecipato quasi mille tra imprese artigiane e micro-piccole imprese. Nel sondaggio “Criticità e prospettive 2023 per le Mpi emiliano-romagnole” realizzato tra il 24 marzo e il 26 aprile di quest’anno le piccole imprese della regione hanno offerto una fotografia dello stato attuale. Tra i settori che hanno registrato i dati migliori c’è quello delle costruzioni con +13,1% e il manifatturiero con un +5,5%. Le imprese dedicate al turismo invece raccolgono solo un +2,8%.
Le criticità comuni
Nonostante gli aumenti di prezzo determinati dall’inflazione le imprese della provincia di Forlì-Cesena rispetto al 2021 hanno registrato una crescita del +7,9%, superando di oltre due punti la media regionale che si ferma al 5,3%. Ma sulle criticità le imprese fanno fronte comune. Per l’80% delle imprese la prima difficoltà attiene all’aumento delle materie prime, mentre seguono i rincari di luce e gas per il 59%, che tuttavia solo lo 0,9% crede siano determinati dal conflitto Russia-Ucraina. Mentre al terzo posto si colloca la mancanza di manodopera (38,4%) che in Provincia rimane un problema di non poco conto. Se il 46% delle imprese ha riferito di aver assunto nuovo personale il 92% di queste conferma di aver incontrato difficoltà a farlo. L’attività d’impresa rimane poco attrattiva, soprattutto per le nuove generazioni. Sulle quali le imprese ritengono si dovrebbe intervenire su due fronti principali: rinnovando la narrazione che caratterizza da sempre le professioni artigiane, assicurando una retribuzione adeguata e in linea con le offerte di mercato insieme alla garanzia di un welfare aziendale idoneo.
Tre conseguenze
Queste criticità intervengono sulla vita delle imprese della Provincia su tre fronti principali. La prima conseguenza è la riduzione dei margini. Che si traduce nella strategia di alcune aziende – che sono allo stesso tempo fornitrici di altre e concorrenti – di aumentare il prezzo per le competitrici di fatto ostacolandone la concorrenza sul mercato. Al secondo posto si collocano i ritardi nelle consegne e al terzo le difficoltà relative agli aumenti o alle riduzioni del personale.
Superbonus e crediti
Un fronte che continua a creare problemi è quello del Superbonus. Nonostante lo stop disposto dal Governo il 26% delle piccole imprese della Provincia di Forlì-Cesena rimane incagliata in questioni fiscali nonostante vanti crediti legati al bonus. Su questo tema interviene anche la questione finanziamenti che in Provincia registra un record. Solo il 7,7% delle imprese che ha fatto richiesta a istituti bancari ha ricevuto risposta negativa, ma oltre il 40% (rispetto alla media regionale ferma al 28%) ha riferito di aver riscontrato non poche difficoltà a ricevere i finanziamenti.
Luci e ombre
Il quadro dunque risulta piuttosto positivo per la regione e Forlì-Cesena, le cui imprese tuttavia rimangono gravate pesantemente dai costi delle materie prime e del caro bollette.