Forlì. Caccia alle bombe inesplose, il Comune cerca un topografo

È caccia alle circa 20 bombe d’aereo della seconda guerra mondiale inesplose nel territorio comunale. Il Comune di Forlì ha infatti incaricato, attraverso apposito bando, un topografo per individuare gli ordigni bellici. Alcuni di questi sarebbero in città mentre gli altri di cui si ha traccia, sarebbero in zone decentrate come in un campo di Vecchiazzano o in zone di campagna in prossimità di Villafranca, solo per fare un paio di esempi. Si tratta di ipotesi e non di una certezza. L’unica traccia della loro esistenza, infatti, è quella lasciata dai militari inglesi attraverso documenti desecretati. Alcuni anni fa, un ricercatore ha trovato nell’archivio di Stato di Forlì, 24 monografie risalenti al secondo conflitto mondiale, relative ad una trentina di bombe d’aereo. Mappe relative ad armi inesplose e interrate a circa 5 metri di profondità nel territorio comunale. Oggi all’appello mancano 20 bombe. Nel frattempo, infatti, le altre 4 sono state rimosse oppure si è appurata la loro assenza. A rendere la questione complicata, tuttavia, sono proprio i registri storici che rendono difficile l’individuazione dei luoghi. I disegni e le indicazioni lasciate dai militari quasi 80 anni fa, non sono frutto del lavoro di tecnici ma di semplici commilitoni. Giovani che, per di più, non avevano a disposizione i moderni gps ma si trovarono a prendere le misure con strumentazione inglese priva, ad esempio, dei gradi. Il topografo dovrà, dunque, interpretare quei dati per tentare di ritrovare nel territorio, oggi profondamente cambiato, le posizioni di allora. Un lavoro tutt’altro che semplice se si considera, ad esempio, che spesso le misure rilevate prendevano come punto di riferimento un albero ora inesistente, una casa in seguito demolita o, ancora, un campo aperto negli anni lottizzato. Già durante l’ amministrazione Drei, i probabili proprietari delle aree interessate ricevettero almeno due lettere nelle quali li si informava della possibilità che, nella loro proprietà, potesse esserci un residuato bellico. Solo un’eventualità e non una certezza ma letteralmente di vitale importanza nel caso in cui vi sia il progetto di fare uno scavo. Se questo primo passo sarà difficile da compiere, quello successivo potrebbe esserlo ancora di più. La legge prevede che, una volta ipotizzata, l’accertamento della presenza effettiva della bomba debba essere a carico del privato cittadino. Questo, dunque, dovrebbe far fronte ad una spesa di circa 10mila euro. Bisogna, infatti, rivolgersi ad una ditta specializzata nella ricerca di ordigni bellici e solo in caso del ritrovamento effettivo, la palla passerebbe ad esercito e protezione civile per la sua effettiva rimozione e successiva detonazione. Una cifra non indifferente che ha visto in primis il Comune a schierarsi dalla parte dei cittadini affinché non siano chiamati ad assumersi questo onere. Gli uffici del municipio, infatti, hanno provato ad interpellare il ministero dell’Interno, il dipartimento della Protezione civile e l’Esercito italiano proprio per trovare una strada che permettesse di sgravare i cittadini da quest’onere ma non è arrivata nessuna risposta.

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