Forlì. Appello delle aziende agricole: "Aiuti subito"

Ben 21 aziende agricole del territorio forlivese lanciano un appello con l’intento di innescare un confronto e sviluppare iniziative che richiamano attenzione immediata per la montagna e la sua popolazione. Insomma, non si devono spegnere i riflettori sulle urgenze improrogabili che richiede l’Appennino romagnolo, devastato dalle frane. «Ci sono ferite che lasciano cicatrici profonde che si rimarginano , altre che rimangono aperte se trascurate - dice il primo firmatario del documento, Gianni Fagnoli del “Podere i fondi” di Rocca San Casciano -. E’ il caso attuale del nostro Appennino romagnolo, la cui stessa esistenza quale realtà di insediamenti e attività umane, si vede oggi drasticamente messa in discussione, come mai accaduto nella sua storia millenaria». E’ evidente che l’impatto degli eventi catastrofici di maggio hanno prodotto sulle aree montane e collinari un dissesto inedito e sconcertante, lesioni tanto vaste quanto gravi, nonché appesantite dal protrarsi del maltempo anche nei giorni dopo il 16 maggio scorso. «Lo stillicidio di precipitazioni, straordinarie per frequenza ed intensità, spingendo tutte le situazioni oggi precarie verso esiti di collasso - si legge nell’appello -. L’incredibile movimento franoso ancora in atto ha portato al disfacimento fisico intere sezioni orografiche: chilometri di versanti compromessi e lacerati dall’erosione, privati del manto vegetale e ancora carichi di masse terrose e detriti instabili, si associano a spinte e pressioni non assestate che incombono su strade, abitazioni, fabbricati e terreni agricoli, movimenti potenzialmente in grado di generarne altri nuovi di portata ancora più vasta e pericolosa, fino a minacciare direttamente i centri di fondovalle. Si riproporrebbero, quindi, inevitabilmente le criticità finora tamponate con tanta fatica, dilatando l’effetto di quelle esistenti e aprendone di nuove, potenzialmente peggiori». Lo sguardo, ora, è rivolto al prossimo futuro. «Non è possibile dunque pensare di affrontare la prossima stagione autunno-inverno in queste condizioni - proseguono le aziende agricole firmatarie del documento -. Se non si comincia ad intervenire al più presto con estrema urgenza, è inoltre chiaro come un ulteriore dilavamento delle fragilità attuali darebbe luogo a nuovi incontrollabili fenomeni di ruscellamento, anche con pochi millimetri di pioggia. È nell’interesse di tutte le fasce di territorio, perciò, che indichiamo l’Appennino come area prioritaria di intervento, da cui procedere immediatamente con un piano straordinario di bonifica e messa in sicurezza che cominci a lavorare da subito». Già a fatica i piccoli comuni del Forlivese provavano a combattere lo spopolamento, adesso ancora di più. «È chiaro che se le zone montane dovessero subire da questo disastro un’ulteriore emorragia di attività e insediamenti, questo significherebbe un gravissimo problema nella vigilanza e nella gestione idrogeologica del territorio: una montagna meno presidiata e meno coltivata equivarrebbe a meno cure, meno manutenzioni, meno monitoraggi e meno interventi di risanamento. Esattamente il contrario di quello che serve oggi - concludono le aziende agricole -. Contro ogni pericolo di nuovi spopolamenti occorre allora cominciare a dare risposte tempestive, aiutando massicciamente i Comuni a garantire il ripristino dell’agibilità della rete stradale locale e sostenendo con ogni strumento possibile le attività di chi vive e lavora in Appennino. Chi, nelle sedi preposte, non volesse farsi carico di questo impegno immediato e concreto, dovrà poi assumersi la responsabilità di dichiarare chiusa la storia dell’insediamento umano nell’Appennino romagnolo. Non è tollerabile vedere Comuni montani e attività economiche affidarsi alla beneficenza per rispondere alle proprie necessità. Non è accettabile asserire come i problemi siano tanti e molto gravosi quale alibi per non cominciare nemmeno a porvi mano».

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