Forlì. Addio a Luciano, l'invisibile che donava senza avere nulla

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Un addio silenzioso, così come è sempre stata la sua vita. Per terra, vicino alla croce sotto la quale è stato sepolto Luciano Di Giulio, un vasetto con quattro fiori tra i quali spicca un biglietto: «Sepoltura in povertà». Le persone che gli sono state accanto in vita erano tutte lì, ieri, per l’ultimo saluto al cimitero monumentale. Luciano era un invisibile, un senza fissa dimora, anche se in realtà una dimora ce l’aveva, l’ex Eridania ed è proprio lì che lo fotografai la prima volta. Era il 20 aprile del 2006 e a seguito dell’ennesimo sequestro dell’ex zuccherificio da parte della Procura, le forze dell’ordine fecero sgombrare l’area da coloro che l’avevano occupata, una trentina di emarginati, quasi tutti magrebini tranne uno, Luciano. Originario della provincia di Ancona avrebbe compiuto 60 anni il prossimo 29 agosto, ma un’incurabile malattia ha fermato il suo cuore lunedì pomeriggio nell’ospedale di Santa Sofia dove era ricoverato da qualche giorno. Luciano non chiedeva mai nulla e voleva a tutti costi pagare la sua consumazione, magari con una macchinina o con un oggetto che a suo dire avrebbe portato fortuna. In realtà nessuno dei commercianti del centro gli chiedeva soldi, ciò nonostante ci teneva a lasciare qualcosa in cambio. Così durante il giorno passava le ore seduto su qualche marciapiede in corso Garibaldi o in corso della Repubblica per poi scambiare qualche chiacchiera al circolo Valverde del quale era anche tesserato. La sera, ad una certa ora, faceva capolino alla pizzeria Le Fofò in corso Diaz dove tutte le sere lo attendeva una pizza sospesa. La domenica mattina alla chiesa del Suffragio aspettava che don Paolo Giuliani gli donasse qualche euro per poi farli scivolare nella cassettina delle offerte e accendere due candele. Non conosceva il valore dei soldi né delle cose, se gli donavi qualche spiccio ti ringraziava meravigliato e per stemperare il momento millantava una certa fretta per una imminente riunione condominiale o un treno in partenza per una qualche località turistica europea. Se per qualche giorno non si faceva vedere partiva il tam tam tra amici e conoscenti per sincerarsi che tutto fosse a posto. L’unità di strada della Papa Giovanni XXIII si è presa cura di lui insieme alla Caritas e ai tanti amici incontrati durante la sua strada, rimarrà il ricordo della sua grande generosità e della sua dignità. Vorrei che fosse ricordato con questa foto, lui ultimo degli ultimi che dona a chi ha meno di lui. Il Paradiso ti aspetta, all’Inferno ci sei già stato.

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