Forlì. Accordo medici di base, Gaudio: "Non risolve l'emergenza"

«Un accordo indispensabile per affrontare la carenza di medici, ma che non risolve il problema, serve per far fronte all’emergenza attuale, c’è bisogno di interventi strutturali». Michele Gaudio, presidente dell’Ordine dei medici di Forlì-Cesena, commenta l’accordo sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna con Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Snami (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani), Smi (Sindacato medici italiani) e Federazione Cisl medici, che ha l’obiettivo di «individuare misure straordinarie per uscire dall’emergenza acuita dalla pandemia e sperimentare soluzioni efficaci anche in futuro».
L’accordo stabilisce che il limite dei pazienti che un medico può seguire nei primi due anni di convenzionamento sarà di 1.500 persone, che potrà salire fino a 1.800 dal terzo anno. Ai medici saranno riconosciute risorse aggiuntive che si sommano a quanto già riconosciuto, quindi 8 euro per ogni paziente che ecceda la soglia dei 1.500. I medici in corso di formazione specifica in medicina generale potranno svolgere l’attività convenzionata. Un medico in formazione potrà seguire fino a 1.000 pazienti il primo anno, che salgono a 1.200 dal secondo anno. Gli studenti già dal secondo anno, però, potranno su base volontaria avere in carico 1.500 assistiti. Per tutti è previsto l’affiancamento di un medico di medicina generale che ricopra il ruolo di tutor. Per supportare l’attività del medico nella presa in carico dei pazienti, in particolare quelli cronici e complessi, si prevede di «rinforzare la presenza oraria settimanale dei collaboratori di studio e del personale infermieristico», prevede inoltre la nuova intesa. Verrà istituito un tavolo permanente, infine, che coinvolga la Regione, i sindacati e Ausl con l’obiettivo di “semplificare la burocrazia delle attività correlate alla cura ed assistenza”. L’accordo vale fino al 30 giugno 2023.
«La carenza dei medici di medicina generale ora è preoccupante – ammette Gaudio – e il dato forlivese ripercorre quello regionale. L’accordo parla di finalità emergenziali per risolvere il problema attuale, poi bisognerà mettere le basi per permettere ai medici di medicina generale di lavorare in condizioni migliori. La cosa più importante mi pare la sburocratizzazione: con gli aiuti economici sarà possibile affiancare ai medici non solo infermieri, ma anche amministrativi in grado di sistemare le procedure che tolgono tempo alla cura del paziente da parte del dottore. Va bene salire fino a 1.800 pazienti per ogni medico, sono gestibili se è affiancato da personale che possa svolgere le pratiche amministrative».
La situazione forlivese non si discosta da quella regionale. «Il problema è che i bandi si possono fare ma vanno deserti. Quando un medico di base va in pensione, e negli ultimi anni è accaduto sempre più spesso, non si fa in tempo a sostituirlo che subito il problema si ripropone con un altro pensionamento. Rispetto all’emergenza di qualche mese adesso le criticità ci sono ma sono risolte con più rapidità. Dobbiamo continuare su questa strada e la politica fare di più, non solo sotto l’aspetto economico, ma anche strutturale».