Fondi dal Ministero per studi al laboratorio Ausl di Cesena

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Fondi per studiare un batterio pericoloso. Capire meglio come si comporta a contatto con l’uomo e poter “anticiparne” la pericolosità assieme ai migliori tipi e tempi di cura.

La Microbiologia della Romagna, e con essa il laboratorio unico Ausl di Pievesestina, ha ottenuto negli ultimi giorni un importante finanziamento direttamente dal Ministero dell’Università con un progetto “Prin” (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale).

Il progetto si intitola “An artificial intelligence approach for risk prediction in patients with sepsis caused by Klebsiella pneumoniae multidrug resistant strains” di cui il laboratorio Ausl Romagna di Cesena è capofila, insieme all’Università di Catania e al Dipartimento di Fisica e Astronomia (Difa) dell'Università di Bologna.

«Klebsiella pneumoniae - spiega Vittorio Sambri, direttore della Microbiologia della Romagna e Coordinatore della Rete dei Laboratori di Microbiologia della Regione Emilia Romagna e professore associato presso il Dimec dell’Università di Bologna- è un batterio Gram-negativo che colonizza normalmente il tratto gastrointestinale. È noto per dare infezioni del torrente circolatorio e di altri distretti soprattutto nei pazienti fragili e ospedalizzati, caratterizzandosi come uno dei patogeni leader per quanto riguarda le infezioni correlate all’assistenza. È un patogeno che presenta diversi fattori di virulenza non ancora completamente chiariti ed è resistente a diverse classi di antibiotici, inclusi i beta-lattamici. In questo studio, finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca nell’ambito del programma competitivo “Prin” più di cinquecento isolati batterici, raccolti presso il laboratorio di Microbiologia di Ausl Romagna a Pievesestina e assieme alla Microbiologia di Catania della professoressa Stefania Stefani (presidente della Società Italiana di Microbiologia) saranno sottoposti a sequenziamento completo del genoma e ad analisi bioinformatica».

«I dati ottenuti - prosegue Sabri - integrati con parametri clinici e biochimici, saranno analizzati con sistemi di intelligenza artificiale presso l’Unità di Biofisica dell’Università di Bologna (del professor Daniel Remondini) per ottenere delle “firme” in grado di predire l’outcome del paziente».

In pratica, basandosi sui dati genetici del batterio combinati con dati clinici e laboratoristici del paziente, si cercherà di predire la gravità della malattia ed il rischio di mortalità.


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