Filippo Bittasi, giovane compositore ravennate: l'intervista

Archivio

Giovane compositore ravennate, Filippo Bittasi frequenta l’Issm “G. Verdi” di Ravenna, dove, dopo una laurea triennale in pianoforte e una in composizione, sta affrontando il biennio accademico di composizione. Nell’ultimo anno ha ottenuto molti riscontri positivi, che hanno dato una svolta significativa alla sua carriera musicale. Fra questi, il terzo posto al prestigioso concorso “Alma Dantis”, organizzato da Feniarco - Federazione nazionale italiana associazioni regionali cori, con una composizione per coro misto e ensemble strumentale. La composizione verrà eseguita da un’orchestra e un coro di professionisti a Roma nel corso di quest’anno.

Bittasi, quali sono gli altri importanti riconoscimenti che hanno dato un’impronta alla sua carriera musicale, lo scorso anno?

«Sono stato ammesso alla Muti Academy come pianista maestro collaboratore, quindi ho fatto due settimane di lavoro a Milano con altri quattro ragazzi assieme ai cantanti scelti sotto la supervisione del maestro Muti, poi anche tanto lavoro dietro le quinte col coro, che era il coro Costanzo Porta del maestro Antonio Greco. Per cui ci siamo incrociati a Cremona noi, lui e anche altri ragazzi del Verdi che partecipavano al coro, insomma è stato un po’ un raduno; poi con il maestro e la signora Muti, diciamo che ci siamo trovati a Milano per lavoro ma eravamo tutti una grande famiglia ravennate. È stato un grandissimo onore, un’esperienza fantastica, molto pressante e molto faticosa, anche solo per la vita milanese a cui non ero abituato. L’esperienza è completa: abbiamo suonato coi cantanti, suonato con il coro, siamo stati in regia audio e in regia video».

Ha lavorato anche a Lucca, in omaggio a Puccini: come è andata?

«A luglio ho partecipato al “Puccini International Opera Composition Course”, un titolo lungo che racchiude tante cose. Il corso si è concluso con una commissione per un’opera da camera originale, che sto finendo in questi giorni, per un ensemble di pianoforte e violoncello e due voci, che dovrebbe andare in scena fra poco: non abbiamo ancora date confermate ma l’idea era di farla quest’anno, e andrà in scena a Lucca».

Infine, Ravenna le renderà presto omaggio insieme a due colleghi illustri: di cosa si tratta?

«Grazie a una collaborazione recentemente avviata col maestro Paolo Olmi, questo 5 marzo è programmata l’esecuzione di un mio brano, tra l’altro suonato da un quartetto di ragazzi che vengono tutti dal Verdi (quartetto Heráldica - Paolo Pasciucco al flauto, Matteo Succi al clarinetto, Michele Zaccarini al fagotto e Fabrizio Fogli al pianoforte), in una serata dedicata a tre compositori ravennati: Mariani, Pratella e poi ci sono io. L’idea è bella, il progetto era molto interessante».

Come descriverebbe la figura del compositore, oggi?

«Il ruolo del compositore oggi si declina in diversi modi: fare musica per il teatro, come per ensemble, oppure lavorare in ambiti anche diversi da quello propriamente della musica classica. Un compositore è uno che crea musica, indipendentemente dal genere: si può decidere di spaziare in diversi ambiti oppure limitarsi a curare certi aspetti o certi generi. Quella del compositore non è una figura vecchia però è una figura che rischia di stare nascosta, invece bisogna venire fuori: così come ci sono gli scrittori, ci sono anche i compositori e bisogna farsi vedere, non nel senso di sgomitare ma nel senso di farsi conoscere e far conoscere i vari tipi di musica. Ho conosciuto degli autori che amano tantissimi tipi diversi di musica, e allora bisogna fare in modo che anche chi ascolta da fuori apprezzi tanti tipi di musica che possono essere creati».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui