Federippi e le sue "Femminucce" , leader donne e femministe

Una formazione da ortottista, un presente di influencer, attivista e ora anche scrittrice. Federica Fabrizio, sui social Federippi, concorrente insieme all’amica Giorgia Soleri dell’ultima edizione di Pechino Exspress, presenta il suo primo libro Femminucce. Donne che cambiano le regole stasera (ore 21) a Palazzo Dolcini di Mercato Saraceno, ultima data della rassegna “Diverso dal solito” ideata e condotta da Roberto Mercadini.
Quante volte abbiamo detto e ci siamo sentite dire «non fare la femminuccia!».
«In effetti tutto parte dal titolo, o meglio da una pratica tutta femminista di riappropriazione dell’insulto. Forse questo non è un insulto classico ma quando si raccomanda a un bambino di non “fare la femminuccia”, in realtà lo si sta spingendo a prendere le distanze dalla propria controparte, dall’elemento femminile, perché debole: da noi che ora ci stiamo parlando!».Tutti superuomini, quindi?
«Ma perché la debolezza deve essere per forza negativa? Abbracciare i propri sentimenti senza vergogna è importante come lo è rivendicare il diritto di potersi fare un bel piantino ogni tanto. Le nostre crisi e difficoltà devono erompere: se le reprimiamo, quella sì che può diventare una catastrofe».E questo vale per tutti.
«Certo! Ma pensi solo all’espressione: “fai l’uomo”. A quante cose occorre rinunciare per mantenere il proprio status di maschio alfa? Parliamo di un privilegio, ma un privilegio che comporta negazioni, e scendere a patti con regole non scritte ma visibili».Le donne dovrebbero essere contente allora dell’affermazione di Meloni e Schlein.
«In realtà penso che le nostre realtà dovrebbero essere più orizzontali possibile, e lo direi anche se ai vertici ci fossero solo donne. Non è importante avere delle donne leader, quanto avere una leadership femminista: se poi fosse femminile e femminista, ancora meglio».Quindi non sono le quote rosa a fare la differenza?
«Siamo nate in una società patriarcale e spesso finiamo per riproporne le norme. Quanto ai nomi che citava, Meloni non ha nulla a che fare con istanze femministe come il diritto alla scelta sul proprio corpo. Allora mi auguro una interlocuzione tosta di Schlein, un atteggiamento femminista: la condizione per cui sotto una certa soglia non accettiamo nulla. Per questo spero che al potere ci siano donne femministe, non donne e basta».Lei può contare su un seguito di oltre 80mila follower, in media molto giovani.
«Nei giovani però vedo grande sfiducia nella politica, tanto che alle ultime elezioni questi diciottenni, pur orgogliosi di andare a votare, chiedevano a me un consiglio. Ma non è neanche dal mondo dell’attivismo digitale che devono venire le risposte. Certo è che si ignorano ancora fasce intere di cittadini: i fuori sede, per esempio, che spesso non riescono ad andare a votare...».Ma qualche anno fa si immaginava tutto questo?
«Beh, come ortottista sono una riabilitatrice. Ed è vero che la mia anima è divisa fra scienza e umanesimo… ma mi sembra che tutto sommato convivano bene».Ingresso: 10 euro.
Info: 370 368509
Contro la violenza economica di genere
A Bologna arriva il tour “Libere di… vivere”: mostra e documentario contro la violenza economica di genere a cura di Global Thinking Foundation, un progetto volto a promuovere azioni di inclusione sociale. Appuntamento al Royal Hotel Carlton. Vari gli appuntamenti: alle 11 un workshop per analizzare i benefici che l’applicazione della tecnologia ha portato alla finanza. E ancora: verrà presentato il docufilm “Libere di… vivere” realizzato per denunciare la violenza economica di genere, con la regia di Antonio Silvestre. È il primo film che affronta il fenomeno ancora poco noto della violenza economica e trae origine (e titolo) dal progetto che in tre anni ha coinvolto più di 6mila visitatori in 35 tappe, e oltre 84mila partecipanti digitali tra Italia e Francia. La storia si snoda attorno alla vita di Stella, che dopo il matrimonio e la nascita della prima figlia, si vede costretta a lasciare il lavoro.Info: www.liberedivivere.com