Federico Zampaglione e i Tiromancino a "Rimini in musica"

Federico Zampaglione è come dovrebbe essere un artista vero: eclettico. Negli Usa è quasi una regola, un artista sa cantare, ballare, recitare, scrivere, dirigere... In Italia è più raro.

Romano del ’68 (che anno per nascere!), Zampaglione è un cantautore, regista e sceneggiatore romano, frontman dei Tiromancino, con i quali suonerà questa sera dalle 22.30 all’Arena Francesca da Rimini a lato di Castel Sismondo. Uno dei tanti eventi della rassegna Rimini in musica per raccogliere fondi pro alluvionati della Romagna. Sarà un concerto in trio acustico, molto colloquiale.

Nel 1989 Zampaglione è tra i fondatori dei Tiromancino. Nel 2006 debutta nel mondo del cinema come regista, realizzando il suo primo lungometraggio intitolato “Nero bifamiliare”, progetto nel quale coinvolge l’allora compagna Claudia Gerini. L’anno dopo partecipa al Festival di Sanremo con i Tiromancino. Nel 2010 esce nelle sale il suo secondo film, “Shadow”. E nel 2012 torna dietro la macchina da presa con il film “Tulpa. Perdizioni mortali”, un giallo-horror che vede protagonista nuovamente Gerini. Nel 2017 pubblica per Mondadori il suo primo e finora unico romanzo, “Dove tutto è a metà”.

Zampaglione è inoltre autore di numerosi brani musicali per diversi artisti e colonne sonore di successo.

Zampaglione, partiamo da “Rimini in musica”. Gli artisti stanno dando un bell’esempio di solidarietà verso terremotati e alluvionati, non solo con questo evento, ma anche con tanti altri.

«Beh, va detto che si tende a far durare le notizie 48 ore, si parla molto di tragedie, morti. E poi? I problemi restano, quindi il sostegno deve andare avanti, è giusto nei fatti impegnarsi ad aiutare chi ha sofferto e magari anche perso tutto».

I Tiromancino sembravano non essere più tra le sue priorità, invece eccoli di nuovo tra noi. Grande successo per il tour estivo. Vedremo anche un nuovo disco?

«Non mi concentro più sugli album da tempo. In questo momento non è una mia priorità, preferisco le singole canzoni. Quando ne ho una fresca, appena scritta, mi piace pubblicarla subito. Non la tengo a marinare, ma voglio condividerla col pubblico come la mia ultima “Due rose” che mi sta dando tante soddisfazioni».

Appunto “Due rose” parla di un amore in bilico tra passione e fuga, ma mai violenza. Cosa possiamo rispondere a chi sostiene che quando si ubriacano, in qualche modo, la violenza sulle donne è giustificata?!

«Che è una follia. Comunque aldilà delle dichiarazioni che spesso vengono fatte per i social e per raccogliere like, io sono padre di una ragazzina di 14 anni e tremo tutte le volte che esce immergendosi in una realtà violenta e imprevedibile, ci sono persone pericolose in giro. Io spero solo che chi commette queste violenze paghi veramente per quello che fa. Devi sapere che se lo fai, la punizione sarà pesante e reale, non può essere una multa e magari dopo un po’ te ne rivai in giro libero!».

Lei, che oltre a essere un filmmaker è anche un cinefilo, ci dica cosa le è piaciuto di più del cinema italiano di recente e cosa meno. Ha nuovi progetti a riguardo?

«Ho avuto modo di vedere pochissimo in questi mesi perché suonavo o viaggiavo. Sono curioso di vedere le nuove uscite. Io ho un mio film che stiamo concludendo, è in post produzione, il lancio sarà nell’autunno. S’intitola “The well” (Il pozzo), un film con il quale torno all’horror. La protagonista è Lauren LaVera, fresca del film campione d’incassi “Terrifier 2”. La vedremo nei panni di Lisa Gray, una giovane restauratrice, figlia d’arte, che si reca in un piccolo villaggio italiano per portare al suo antico splendore un dipinto medievale. Ma c’è una maledizione legata al dipinto e un mostro creato e nutrito dal dolore, imprigionato sul fondo di un pozzo... Ci saranno anche Claudia Gerini e mia figlia».

Le collaborazioni con altri artisti per i quali scrive spesso dei brani sono una costante nella sua carriera di autore. Chi o cosa le ha dato più soddisfazione?

«La musica è arte fatta per stare insieme agli altri, sia in studio che dal vivo. Per me le collaborazioni sono una benzina incredibile per stimolarmi, curiosare in settori che conosco meno, anche il rap o l’hip hop. Io non la penso come alcuni miei colleghi (Bersani e Morgan, ndr): per me non è una musica minore. Certo c’è del rap buono e meno buono, ma come per il pop e il rock».

Cosa dire ai giovani che cominciano a fare musica?

«Vede, io voglio essere ricordato come un collezionista di canzoni non più un musicista classico. Perché il personaggio finisce, la canzone invece può non finire mai. Al netto del successo del momento, dura chi ha la capacità di stare sul palco, di comunicare attraverso l’arte. Oggi prendono un ragazzo o una ragazza, gli dicono quanto sono fighi e li mandano nella giungla senza nessuna avvertenza. Ma così dopo due giorni sono morti, divorati dai coccodrilli... Occorrono maestri che ti mettano sul chi vive, che ti illustrino i pericoli...».

La Romagna: tutti o quasi hanno un ricordo legato alla Romagna. Qual è il suo?

«Ne ho tanti, mi è capitato di venire spesso sia per la musica che per il cinema, mi piacciono i romagnoli che sprizzano positività da tutti i pori. Sono amico di Max Giometti, e ho partecipato a tante proiezioni speciali nei suoi cinema».

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