Faenza, via ai lavori per ripulire il Lamone

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«Al via a breve i lavori di somma urgenza per il ripristino delle rotte e delle frane arginali, per la risagomatura e la pulizia del fiume Lamone dalla sua sorgente alla foce»: ad annunciarlo è il sindaco Massimo Isola, che nei giorni scorsi ha preso parte con gli altri colleghi dei Comuni alluvionati a un vertice in Regione per stabilire le strategie di intervento finalizzate alla messa in sicurezza idraulica del territorio. La principale sollecitazione arrivata dai primi cittadini e raccolta da viale Aldo Moro è quella relativa all’ampiezza, da sorgente a foce, delle operazioni da programmare: «Da giorni – afferma Isola – ci battevamo perché il problema fosse considerato come di carattere generale. Intervenire solo su alcune porzioni del fiume ignorandone altre sarebbe inutile». Al momento, tuttavia, manca ancora un cronoprogramma dettagliato dei lavori: «Anche questa – aggiunge il sindaco – è tra le richieste che abbiamo fatto alla Regione». La strategia in corso di elaborazione prevede anche un coordinamento con Hera per quanto riguarda le cosiddette opere di presa al fiume, tutti quegli impianti attraverso i quali l’acqua viene prelevata dal suo corso naturale.

Ma in cosa consisteranno più precisamente la risagomatura e la pulizia del Lamone che riguarderanno tutta la sua estensione, toccando quindi diversi Comuni? Per quanto concerne il primo aspetto, si andrà a lavorare inizialmente sulle sponde interne degli argini: in molti casi si sono assottigliate e presentano pesanti lesioni anche dove non si sono manifestate vere e proprie rotture. In secondo luogo l’attenzione si sposterà sull’area golenale, da ricostituire quasi per intero, andando infine ad agire sull’alveo e sul letto del fiume, con importanti operazioni che riguarderanno la correzione della pendenza. Quanto alla pulizia, tema tra i più dibattuti di queste settimane, Isola promette che sarà «assoluta» e consisterà in un «taglio della vegetazione» e nella «rimozione dei detriti portati dalla piena».

Fin qui un elenco di azioni ancora da attuare, mentre sul fronte del ripristino delle rotture arginali più vaste ci si trova ad uno stadio più avanzato: «La frattura a Reda è stata la prima che abbiamo sistemato – riassume il primo cittadino – cui è seguita la falla in via Fratelli Bandiera. In questi giorni si è conclusa la ricostituzione dell’argine in zona Orto Bertoni. Attualmente la rottura principale su cui si sta lavorando è quindi quella di via don Giovanni Verità».

Gli interventi di messa in sicurezza idraulica studiati dalla Regione toccheranno l’intero territorio provinciale: misure analoghe a quelle citate per il Lamone saranno adottate ad esempio per i fiumi Senio e Santerno, mentre il torrente Marzeno, tra quelli che hanno portato maggiori problemi per la città manfreda, si procederà all’altezza della chiusa di San Martino per il ripristino dell’officiosità idraulica e delle arginature.

Insomma, il programma strutturale delle grandi opere post disastro prende forma, ma secondo Andrea Liverani, consigliere regionale della Lega, si tratterebbe comunque di un risveglio a scoppio ritardato: «Finora Isola e il Pd hanno sempre derubricato la responsabilità degli amministratori per la mancata manutenzione di argini e corsi d’acqua – afferma -– O hanno mentito sapendo di mentire nel tentativo di nascondere eventuali responsabilità di qualcuno oppure non ha senso ora enfatizzare l’inizio delle opere di pulizia ».

Le autobotti bloccano le caseResidenti infuriati

Pulizia delle fogne e svuotamento delle cantine tengono impegnati numerosi uomini e mezzi. Sono decine le autobotti provenienti anche da altre regioni che ora effettuano turni solo diurni, parcheggiando la sera i loro mezzi in corso Garibaldi. Molti operatori infatti sono alloggiati all’hotel Vittoria, nella stessa via. Senonché proprio tali parcheggi hanno spazientito i residenti. «Non si poteva trovare un’area dove lasciare le autobotti senza creare ulteriori rischi e pericoli» sbotta furioso un abitante che spiega: «Non si può neanche rientrare in casa da tanto che li mettono attaccati alle porte. Se vi fosse bisogno di un’ambulanza per qualcuno che si sente male, mi chiedo come potrebbero medici e infermieri accedere alle case. Non si passa da nessuna parte. Mi prefiguro che bisognerà avvertire le forze dell’ordine, cercare il proprietario del mezzo, che magari sta dormendo, con conseguenze che non oso immaginare ». Dopo le proteste di questi giorni, pare che una soluzione possa essere trovata e che le autobotti avranno uno spazio più sicuro per tutti. F.D.

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