«A distanza di oltre tre mesi dagli eventi e, senza voler entrare nel merito delle polemiche di natura politica, ci pare indispensabile e, vorremmo dire, moralmente doveroso, sollecitare un’iniziativa del Consiglio Comunale volta a creare un Gruppo di lavoro permanente, cioè un raccordo stabile tra le istanze dei cittadini e le Istituzioni al fine di monitorare con regolarità l’evolversi della situazione e costituire un canale diretto di informazione e di aggiornamento circa le iniziative in atto e quelle da intraprendere per portare a soluzione gli innumerevoli problemi che affliggono cittadini, famiglie ed imprese. Nessuno, più del Consiglio Comunale, organo, per eccellenza, rappresentativo della volontà politica popolare, ha gli strumenti, i poteri e si potrebbe dire, l’obbligo morale, per farlo». È l’appello mosso dalle Acli di Faenza, intervenute ieri per sollecitare un intervento diretto delle istituzioni a proposito della fase post alluvione e del supporto da fornire alla popolazione.
«Sommersa metà della città»
«Abbiamo assistito nel maggio scorso ad eventi catastrofici che hanno devastato e sommerso quasi metà della città, causando danni enormi di natura materiale, morale, sociale ed economica. Eventi di tale portata e gravità, non si erano mai registrati nei nostri territori, dal dopoguerra ad oggi – viene sottolineato dalla presidenza delle Acli faentine –. La città ha reagito con grande coraggio, con spirito solidale e determinazione, e passi in avanti significativi verso il ritorno alla normalità sono stati fatti, anche grazie al lavoro encomiabile delle Unità operative per le calamità (Vigili del fuoco, Protezione civile, Esercito ecc.), alla solidarietà della gente comune e di tantissime organizzazioni di volontariato, sia locali che di molte parti d’Italia ed all’attività dell’Amministrazione comunale che, specialmente nella prima fase post alluvione, è stata presente e vicina alla popolazione colpita».
«Ferite ancora aperte»
«Ma le ferite aperte sono ancora numerose e profonde – si rimarca ancora –, i danni ingenti sia a livello di privati (famiglie e comunità) che di imprese e professioni, mentre i ristori e gli aiuti tardano ad arrivare, rendendo ancora più drammatica la condizione di chi ha perso tutto». E’ in questo contesto che, per impulso dei cittadini, sono sorti spontaneamente alcuni Comitati che raggruppano i residenti delle zone più colpite dalle alluvioni, allo scopo di vigilare, collaborare e stimolare le Istituzioni pubbliche, affinché i programmi di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e di efficienza del sistema idrico integrato, di ripristino delle condizioni di vivibilità nei quartieri alluvionati ed i rimborsi verso chi ha subito danni, siano portati a termine nel minor tempo possibile.
«Aiuti ad anziani e disabili»
In conclusione, le Acli rivolge «un invito all’Amministrazione Comunale ed a tutti coloro che hanno la possibilità di dare il proprio contributo, affinché sia mantenuto un livello elevato di attenzione verso l’impatto sociale che le alluvioni hanno avuto sulla comunità, con particolare riferimento, naturalmente, alle tematiche abitative, ma anche ai servizi di prossimità (la mancata riapertura di un negozio, di un laboratorio, di un ufficio in centro o in un quartiere, non rappresenta solo un danno economico, ma anche la perdita di un servizio), e soprattutto alle categorie dei fragili (anziani, disabili, disoccupati ed inoccupati, famiglie monoreddito con figli ecc.)».