Ex questura, l'Asi: "Progetto da 75 milioni, lo difenderemo"

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Convinti dell’interesse pubblico determinato dalla realizzazione del supermercato nell’area ex Questura, l’Asi va avanti per la sua strada. Senza retrocedere di un centimetro: «Il supermercato è il partner che garantisce l’equilibrio necessario alla rigenerazione». Spiegandone i motivi: «Rimini ha una densità di queste superfici sotto la media, con posizioni dominanti. Ciò genera uno scontrino carissimo per i riminesi. È interesse pubblico anche questo? Noi pensiamo di sì». E confermando, per voce di Marco Da Dalto, coordinatore del progetto RiminiLife, azioni legali, se necessario: «Siamo davanti ad un progetto da 75 milioni di euro di investimento, che è ovvio proteggere».

Da Dalto, tutte le associazioni di categoria sono contro i 6 mila metri quadri destinati al supermercato. Come pensate di risolvere questo problema?

«Non c’è un problema. La superficie di vendita è di 1.500 mq, la restante è accessoria e lo chiarisce il layout depositato a gennaio col parere favorevole dello sportello comunale. Poi il commercio è libero, lo stabilisce una direttiva comunitaria del 2006 e della Corte costituzionale nel 2007. Non è più possibile contingentare le autorizzazioni. Di aree ne sono state realizzate, altre lo saranno a breve, ma le associazioni di categoria nel nostro caso si sono inalberate. La domanda vera è: perché?»

Andrete avanti per le vie legali annunciate?

«Dal 21 marzo il sindaco Sadegholvaad sa che avremmo depositato istanza in Regione e ai Ministeri per verificare se l’operato dell’attuale Amministrazione è coerente coi requisiti utili a ricevere il contributo per realizzare i progetti residenziali nell’area. Si prevede la riqualificazione dell’intero sub-ambito di cui Asi è proprietaria per oltre il 75% della superficie. Abbiamo detto al sindaco che avremmo impugnato la delibera di giunta del febbraio scorso. Ci è stato risposto “Non c’è interesse pubblico”, bypassando un lavoro di oltre 150 documenti tra relazioni specialistiche e tavole di progetto, compiuto da fior di professionisti di livello internazionale. È un progetto da 75 milioni di euro di investimento, che produce un beneficio economico pubblico di oltre 7 milioni. Impugneremo a breve, al Tar, anche il diniego al primo stralcio mediante Scia. È ovvio proteggere l’investimento e, comunque, mai il Comune ha appreso novità dalla stampa senza esserne informato prima».

L’amministrazione comunale sembra comunque avere aperto la porta per la trattativa, ci sono dei paletti?

«Sono davvero convinto che il sindaco avvierebbe il confronto nel merito, ma intorno a lui c’è troppa pressione. Mi ha molto sorpreso il tono dell’intervento di LegaCoop, così coinvolta anche in questa vicenda. Ad oggi, pur annunciato, di fatto non s’è avviato un tavolo negoziale. Noi siamo disponibili da subito».

Senza il supermercato l’ex Questura rimarrà un rudere?

«Non è una centrale di smaltimento di uranio impoverito, come tutta questa attenzione e fervore giustificherebbe, ma un supermercato di quartiere, magari estraneo ai marchi consueti. Per la legge regionale vigente, le riqualificazioni devono avere sostenibilità economico finanziaria, generata da un “motore”. Il supermercato è il partner che garantisce l’equilibrio necessario alla rigenerazione. Ma credo sia utile ragionare in termini di interesse pubblico con altri parametri: Rimini ha una densità di queste superfici sotto la media, con posizioni dominanti. Ciò genera uno scontrino carissimo per i riminesi. È interesse pubblico anche questo? Noi pensiamo di sì».

Avete un piano B nel caso in cui l’area supermercato dovesse essere del tutto bocciata?

«No. L’apertura di un supermercato da 1500 mq di vendita non può essere motivo di diniego ad una proposta progettuale di rigenerazione in un’area con quelle caratteristiche. Nel piano integrato approvato nel 1999 c’erano 5.000 mq di commerciale; il Psc ne prevede 1.500 mq, la stessa che ha permesso all’Amministrazione di accedere ai fondi regionali nella manifestazione al Piers. Se non intervengono ingerenze esterne, non credo ci siano motivi di bocciatura. Nel caso ci interrogheremo sulle ingerenze».

C’è la possibilità di ridurre l’area logistica?

«Parlare di area logistica significa confondere le acque e fare il processo alle intenzioni. Il progetto depositato lo dimostra, così come il parere favorevole ricevuto. Chi vuole, può chiederci il dettaglio sull’utilizzo dell’area accessoria e comunque non esistono norme che stabiliscono la proporzione tra la superficie di vendita e quella a supporto».

La scelta di fare le case popolari lì nella zona, secondo voi va bocciata? E se sì, perché?

«E’ una scelta giusta, soddisfa un grande bisogno, ma non di fronte a quel transatlantico insicuro. Vogliamo agevolarne la realizzazione, far risparmiare i soldi dell’esproprio all’amministrazione cedendo gratuitamente aree bonificate e urbanizzate su cui realizzare gli edifici Erp e Ers. Riteniamo serva un progetto inclusivo: è l’ambizione di RiminiLife che propone una quantità maggioritaria di funzioni di interesse pubbliche».

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