Estate 1998, quando Pantani era Messi e Mbappè

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C’è stato un giorno in cui in un posto nel mondo viveva un’entità che univa la popolarità di Lionel Messi e Kylian Mbappè. Quel giorno era il 2 agosto 1998, quel posto era Cesenatico e l’entità si chiamava Marco Pantani. Nel pomeriggio di quella domenica, Pantani aveva terminato la passerella fino a Parigi, atto conclusivo del Tour de France che aveva appena vinto. Il punto più alto di un campione pieno di amici quando vinceva e poi morto in solitudine in una stanza d’albergo a Rimini.

Estate 1998

Sono passati 24 anni. All’epoca Messi aveva 11 anni, mentre Mbppè lievitava nella pancia di mamma Fayza, che lo avrebbe dato alla luce il 20 dicembre 1998. In sottofondo del pancione di mamma Mbappè suonavano le hit estive del momento: Torn di Natalie Imbruglia e Viva Forever delle Spice Girls, mentre in Italia ci si sollazzava con Io No di Vasco Rossi, Vento d’estate di Fabi e Gazzè e La fidanzata degli emergenti Articolo 31. Presidente della Repubblica è Oscar Luigi Scalfaro, mentre al Governo c’è un Romano Prodi che già allora dimostrava 80 anni, ma provateci voi a governare insieme a Rosy Bindi e Fausto Bertinotti e poi vediamo con che faccia uscite di casa. Quel 2 agosto 1998 Cesenatico era il centro del mondo di un campione che vinse il Tour due mesi e mezzo dopo avere vinto il Giro d’Italia. “Marc de triomphe” titolò la Gazzetta dello Sport, con la foto di Pantani a Parigi insieme a Felice Gimondi, il simbolo di 33 anni di italica attesa dopo il suo Tour vinto nel 1965. Nessuno dopo Pantani è più riuscito a fare doppietta Giro-Tour, con il Pirata ultimo della fila di un club che comprende Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain. Dopo Pantani, l’Italia ha rivinto il Tour con Nibali nel 2014, ma, senza offesa per nessuno, è stato qualcosa di diverso, perché dopo Pantani il ciclismo è stato diverso.

Ristorante Ponte Giorgi

«Guardate che Pantani ha deciso: va anche al Tour. Lo ha annunciato adesso, mandatemi in onda appena potete». Ponte Giorgi, giugno 1998. Dal telefono del ristorante di Cella di Mercato Saraceno, Giorgio Martino avvisa al volo la redazione del Tg2, che sarà il primo telegiornale a dare la notizia in serata: il fresco vincitore del Giro d’Italia guiderà la Mercatone Uno anche in Francia. A Ponte Giorgi stava iniziando la festa per la vittoria al Giro d’Italia organizzata dal Panathlon Club Cesena, di cui Marco era socio. Dopo settimane in cui aveva scansato il tema, il Tour di Pantani inizia da qui: «Ho deciso, vado al Tour. E se vado, vado per vincere». Applausi. Sangiovese. Decollo.

Zidane e poi Pantani

Si giocavano i Mondiali di calcio in Francia e il Tour 1998 partì in ritardo. Sabato 11 luglio il prologo è con la cronometro Dublino-Dublino, antipasto di tre giorni iniziali in Irlanda. Il giorno dopo a Parigi, la Francia batte 3-0 in finale il Brasile (2 gol Zidane, poi Petit), quindi il mondo si toglie gli scarpini e si concentra sul Tour. Il ciclismo di fine Anni 90 è un mondo in cui non si dice mai la verità, con la piaga del doping che è un boomerang che a turno tutti lanciano e poi ti torna nei denti. Si parte con lo scandalo Festina: l’8 luglio un’ammiraglia viene trovata con 400 flaconi di sostanze dopanti e il medico sociale dichiara: «Erano nell’ammiraglia della Festina, nulla prova che fossero destinate ai corridori della Festina». Ecco, il ciclismo di fine secondo millennio era quel ciclismo lì.

Leggenda

Pantani lotta contro Jan Ullrich, frigorifero tedesco che programma una corsa all’anno e quella corsa è il Tour. Però il Pantani del 1998 è un qualcosa di grande tra di noi, come avrebbero cantato pochi mesi dopo i Lunapop. Alla decima tappa dà un primo avviso di chiamata arrivando secondo dietro Rodolfo Massi alla Pau-Luchon, quindi il giorno dopo vince a Plateu de Beille davanti allo svizzero Maier e allo statunitense Julich, mentre Ullrich in faccia inizia a diventare giallo come la maglia che sta ancora indossando. Una maglia che il tedescone perde il 27 luglio dopo la Grenoble-Les Deux Alpes, il giorno in cui Pantani è davvero Messi e Mbappè insieme, ma sulla moto di Valentino Rossi, con lo sguardo di Muhammad Alì mentre legge un libro di Ayrton Senna che racconta di Michael Jordan. Sì, quel giorno Pantani è tutto: si prende la maglia e la porta fino a Parigi, animo inquieto di un Tour inquieto, con la tappa Albertville-Aix les Bains annullata per la protesta dei corridori, sull’onda di uno scandalo doping che monta. Si ritirarono sei squadre dopo quella protesta: partirono in 189 e arrivarono a Parigi in 96, con il direttore di corsa Jean-Marie Leblanc che ammise sotto i denti: «Il Tour lo ha salvato Pantani». Quindici anni dopo, nel luglio 2013 il Senato francese rese pubblici i risultati dei test retroattivi compiuti sui referti del Tour 1998: venne fuori la positività di 18 ciclisti e tra i positivi all’epo c’erano Zabel, Jalabert, Olano, Pantani, Ullrich, Tafi, Cipollini.

Festa gialla

Il 2 agosto 1998 a Cesenatico, il chiosco di piadine della famiglia Pantani era il balcone del mondo, anche se la fidanzata Christine e la sorella Manola lavoravano come in una normale e caotica domenica d’estate. Tutt’attorno, un popolo in maglia gialla che tifava per loro, secondo lo stile inquadrato da Enio Flaiano: «Il popolo italiano corre sempre in soccorso al vincitore». Pantani arrivò a notte inoltrata di quella stessa domenica, direttamente dalla Francia, antipasto della festa globale di giovedì 13 agosto. Una Woodstock gialla con 40mila persone a Cesenatico, tra cui un Romano Prodi sereno e tifoso, fiero della presenza di Pantani al suo fianco e dell’assenza di Rosy Bindi e Bertinotti. Lo sportivo più famoso del mondo era qui a casa nostra che poi era casa sua. Con Alberto Tomba ci sentivamo tutti esperti di sci, grazie a Pantani pontificavamo di rapporti da salita e di ruote lenticolari per le cronometro. Un Pantani col pizzetto tinto di giallo: gli stava talmente male che era perfino bello, con quel sorriso triste da romagnolo tormentato, in lotta con gli infortuni, con gli avversari, col ciclismo, col mondo. Fu un 13 agosto oceanico, in un giallo da fare male agli occhi, l’apogeo di un universo compatto in soccorso al vincitore, all’atleta più famoso del mondo. Quanti amici aveva il Pirata quel giorno, mamma mia quanti ne aveva. Poi ad un certo punto la musica finisce e gli amici se ne vanno: non ce ne eravamo accorti, ma stava iniziando la solitudine di Marco Pantani.

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