Era il “Signore di Viserbella”: generoso, colto e ben voluto

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Le poche parole che abbiamo sparso nel rievocare la nascita di Viserbella (Corriere Romagna, martedì 14 dicembre 2021) hanno portato alla luce il ruolo avuto in quella circostanza dal ragioniere Giulio Cesare Gamberini. Il personaggio è talmente importante per la piccola storia di quella minuscola stazione balneare da meritare un richiamo aggiuntivo. Cominciamo col dire che fino allo scoppio della grande conflagrazione europea tutte le iniziative di interesse pubblico, che avvengono in quello spicchio di litorale a settentrione di Viserba, fanno capo a Gamberini. Sulla sua intraprendenza esistono varie testimonianze nella stampa dell’epoca. L’Ausa, per esempio, l’11 settembre 1915 attesta: «Al sig. Rag. Giulio Cesare Gamberini iniziatore munifico di ogni opera che torni a vantaggio della sua diletta Viserbella, che quando si tratta di fare del bene sa procurarsi l’aiuto dei galantuomini senza preconcetto di parte, che rispettoso delle convinzioni politiche e religiose di tutti sa coordinare la sua azione benefica alle esigenze ragionevoli di quelli ai quali il beneficio è rivolto, vada il plauso e l’approvazione dei ben pensanti e degli onesti». Il giudizio è un po’ tortuoso nella sua formulazione, ma pregevole nel contenuto, poiché espresso da un periodico cattolico. Gamberini, infatti, è dichiaratamente laico: esalta e commemora la caduta del potere temporale dei papi (XX Settembre) e collabora in qualità di redattore con Il Momento, settimanale liberale riminese con sfumature radicali e persino anticlericali. Su quel periodico il ragioniere di Viserbella tiene aggiornata la cronaca della sua spiaggia. Nelle sue “corrispondenze” affiorano soprattutto le carenze e i disagi sociali ed economici di quel lembo di litorale abbandonato a se stesso. Sfoghi pieni di rabbia e di amore, che denotano la grande passione civile di Giulio Cesare Gamberini. E proprio per dare maggior credito alle sue sacrosante denunce egli, insieme con il prof. Augusto Aviano, nel maggio del 1913 istituisce la “Pro Viserbella”, un’associazione di “maggiorenti” che si fa carico delle necessità di quel delizioso abitato accarezzato dall’onda del mare, ponendosi come interlocutore con l’Amministrazione comunale. Nel novembre di quello stesso anno, per imprimere ulteriore autorevolezza alle istanze del sodalizio, Gamberini si accorda con la vicina frazione e dà vita alla “Pro Viserba e Viserbella”, di cui è acclamato presidente in considerazione delle sue doti dialettiche e della sua grintosa progettualità. Il primo concreto risultato che ottiene con la nuova associazione è l’installazione della luce elettrica, anche se limitata alla fascia litorale e “a spese degli utenti”, vale a dire dei proprietari dei villini (Il Momento, 26 giugno e 20 novembre 1913). Persona colta, amabile e ben voluta, Gamberini riesce ad alleviare attraverso la “Pro Viserba e Viserbella” non pochi disagi agli abitanti delle due frazioni. Tra le tante battaglie patrocinate segnaliamo quelle per la costruzione del ponte sulla Fossa dei molini, per la sistemazione delle strade, per l’impianto fognario, per la tutela dell’igiene, per l’ordine pubblico e per l’ufficio postale e telegrafico. Nel 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia e con la grave crisi occupazionale ed economica che ne deriva, la tempra di quest’uomo dedito anima e corpo alla sua comunità emerge nel pieno della sua compiutezza. Per lenire il dramma di molte famiglie costrette a sopravvivere in uno stato di estrema indigenza, promuove un nuovo comitato, la “Pro disoccupati poveri”, che fornisce generi alimentari di prima necessità ai più bisognosi. In autunno, dopo aver ottenuto dalle autorità militari la commissione di 2.000 capi di mutande e camicie da destinare ai soldati, Gamberini avvia nella sua abitazione un laboratorio per la confezione di quegli indumenti. L’opificio sarà frequentato da diverse operaie di Viserbella, che con i proventi di questa attività riusciranno a mitigare le loro sofferenze (Il Momento, 27 agosto 1915). Anche la moglie è della stessa stoffa caritatevole del marito: con un gruppo di signore apre una manifattura per la confezione di maschere antigas da spedire ai «soldati che con tanta gloria combattono le sante battaglie per la grandezza della nostra Patria» (Corriere Riminese, 25 agosto 1915; L’Ausa, 11 settembre 1915). Mosso sempre da sentimenti filantropici Gamberini, che per la prodigalità verso il prossimo è chiamato dai residenti il “Signore di Viserbella”, mette a disposizione delle famiglie dei soldati il suo tempo, dandosi da fare per il disbrigo della corrispondenza e delle pratiche per ottenere sussidi o per inoltrare al Governo di Roma le domande di pensione nel caso di militare morto al fronte. Quando poi le cartoline precetto cominceranno ad arrivare a pioggia, spetterà a lui porgere, di volta in volta, il saluto della collettività ai giovani in procinto di indossare il grigioverde. In questo frangente, tra i tanti atti di solidarietà compiuti da quest’uomo, va registrata l’ospitalità offerta ai militari convalescenti in attesa di ripartire per il fronte e la creazione di una scuola privata nei locali di Domenico Rossi. «La scuola – sottolinea Il Momento il 7 agosto 1915 – è gratuita e alla spesa dei libri, quaderni ecc. sopperisce la famiglia Gamberini». L’iniziativa, che ha lo scopo di togliere dalla strada «i figli dei richiamati onde avviarli allo studio e al lavoro», sarà frequentata da una trentina di bambini.

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