Ensemble Vocale Canòpea a San Giuliano di Rimini

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Il canto e la musica di Arianna Lanci e della sua creatura corale, l’Ensemble Vocale Canòpea (con l’accompagnamento di Emanuela di Cretico e Carlo Uslenghi: flauti dolci) si uniscono ancora una volta alla voce poetica di Sabrina Foschini per dare vita ad un rinnovato incontro: “Altissima voce, canto e poesia in dedica a Santa Cecilia”, in programma questa sera alle 21 alla chiesa di San Giuliano martire (via San Giuliano 16, ingresso libero con la prenotazione allo 0541 25761). L’esperto d’arte Alessandro Giovanardi terrà un’introduzione critica e iconografica sulla pala d’altare di Paolo Veronese “Il martirio di San Giuliano” (1588).

Il programma corale comprende brani contenuti in alcuni dei più importanti codici medievali, come il Laudario di Cortona, il Libre Vermell de Montserrat e le Cantigas de Santa Maria. Sabrina Foschini leggerà suoi versi tratti da “Terramare” e “Voce del verbo”, e da “Inno per la festa di Santa Cecilia per Benjamin Britten” di Wystan Hugh Auden.

Lanci, quale invito alla bellezza vuole essere questo viaggio attraverso lo spirito in poesia e musica?

«La parola è il filo che lega il mio canto e la mia creatura corale alla poesia di Sabrina Foschini. Canòpea è la porzione superiore degli alberi, la parte che arriva a toccare il cielo, immagine di vita e di slancio verso l’alto. Attraverso il canto, la parola si eleva diventando corpo, altissima voce dunque. Il nostro è un dialogo tra la parola cantata e la parola poetica, nel solco del terreno comune ad entrambe, la musica, come un gesto rituale nel quale riconoscersi parte di uno stesso respiro».

In che maniera, “L’Estasi di Santa Cecilia” di Raffaello e altri dipinti, sono divenuti, attraverso una rigorosa ricerca iconografica, base per la ricostruzione e l’impiego di strumenti musicali antichi?

«L’estasi di Santa Cecilia” testimonia il legame profondo esistente tra pittura e musica in tutto il Rinascimento. La raffigurazione degli strumenti, qui come in tanti altri quadri dell’epoca, è così dettagliata da consentire ai liutai di trarre informazioni essenziali per la ricostruzione filologica degli stessi. Più andiamo indietro nel tempo infatti e più le immagini vengono in nostro aiuto per ricreare un preciso mondo sonoro altrimenti perduto. Una delle poche eccezioni in questo ambito è rappresentata dal mio strumento, il clavisimbalum, realizzato da Graziano Bandini a partire dal trattato di Henri Arnaut de Zwolle del 1440».

Foschini, in che maniera Rimini è sempre stato per lei il luogo «dove ha origine l’incipit delle parole» e la fonte di suggestioni come quel pesce «gigante di un luogo enorme, stella cometa di una mia vita futura sulla riva. Attraversata dalle onde, attraversata dalla memoria dei relitti e delle maree»?

«L’incipit delle mie parole sta proprio nel mare, nella marina e nella spiaggia, che nello specifico della mia biografia è proprio San Giuliano, più ancora di Rimini, il luogo dove sono nata e cresciuta. La vicinanza, la fratellanza col mare è stata formativa, per la mia vita e la mia poetica. La mia scrittura nel suo farsi, ha quasi sempre l’andamento di un flusso, liquido e ondivago. Spesso dico che il mare mi ha salato le vene. Il riferimento al pesce, che ovviamente pesce non è, ma rispecchia il pensiero di una bambina che non distingue i cetacei dalle altre specie, è quello del capodoglio arenatosi sulla spiaggia, proprio come l’arca di San Giuliano. Un “miracolo” del tutto feriale ma che creò un’aura di meraviglia».

Ne “l’Inno per la festa di Santa Cecilia per Benjamin Britten” di Auden: la «Beata Cecilia / appare in visione a tutti i musicisti / appare ed ispira». «Quando scrivo – lei ha sottolineato – mi vengono sempre in mente le immagini di opere d’arte, è proprio una mia caratteristica».

«La mia ispirazione sarebbe quella barocca delle rappresentazioni pittoriche e scultoree di Cecilia, ma mi sono affidata ad Auden, con una libera traduzione di alcuni stralci del suo inno, musicato da Britten perchè rappresentava il più felice connubio di musica e poesia sulla Santa. Di fronte ai maestri non resta che inchinarsi. Ho creduto anche di interpretare il pensiero di Arianna Lanci che ha in Cecilia l’immagine della sua perfetta patrona. Come lei canta accompagnandosi al suo strumento, che non è del nostro tempo. “Ut pictura poesis”, si diceva un tempo, e questo vale per la mia scrittura, ma penso che la musica sia la più astratta, la più versatile delle arti».

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