Elezioni Riccione, ex maggioranza contro il Tar

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Travisamento della portata concreta delle irregolarità; nessuna scheda "ballerina"; apertura verbalizzata di alcune urne per una verifica di scrupolo. Sono i tre capisaldi su cui si basa la strategia difensiva dell'ex maggioranza e giunta del Comune di Riccione, in provincia di Rimini, a guida Pd dopo che il Tar dell'Emilia-Romagna con sentenza del 14 giugno scorso, ha annullato le Amministrative del 12 giugno 2022 vinte per una differenza di 2.074 voti sul centrodestra, e 48 per riuscirci al primo turno. Il ricorso al Consiglio di Stato per la sospensiva della sentenza è stato presentato ieri dagli avvocati dello studio legale Sandulli, Battini e Cimino del Foro romano, con il coordinamento dell'ex consigliere comunale, e collega, di Riccione 2030, Marco De Pascale. Che questa mattina entra nel merito con la stampa durante la presentazione da parte della maggioranza dell'atto. In primo luogo, smentisce le affermazioni sui social dopo la sentenza da parte dell'ex minoranza, "il Tar non ha accertato, brogli, furto di voti o trucchi. E se lasciamo una scia di dubbio non raccontiamo la verità". Ha invece ravvisato tali imperfezioni nei verbali da annullare le elezioni, ma senza individuare, ribadisce, un intento fraudolento. "Siamo persone per bene contro le quali qualcuno si è arrogato il diritto di gettare fango addosso". Nel dettaglio, la sentenza di 56 pagine, con le "ultime tre, quattro sulle motivazioni", intanto rimprovera in maniera "stravagante" il mancato riconteggio dei voti, dato che doveva essere richiesto nelle opportune sedi e non è avvenuto.
C'è poi un "corposo richiamo a tanta giurisprudenza la cui lettura porta a suffragare che le elezioni non sono da annullare". Conclusione smentita da "un virata drastica". Il Tar avrebbe in sostanza fischiato un "fallo di confusione", tra verbalizzazioni, scheda ballerina e apertura di alcune urne.

I punti

Sul primo fronte, prosegue De Pascale, a un attento esame si è scoperto che le sezioni con criticità nei verbali sono 10 e non 12. In particolare "quattro schede presentano criticità su 17.074 totali", ma si tratta di errori di trascrizione nei verbali ed è "smontabile in base alla verificazione della Prefettura". Invece, per la ventina di schede avanzate e inutilizzate "sotto indagine", non comportano nulla proprio perché inutilizzate. Insomma, "25 schede non sono assolutamente nulle" e come sottolineato dal pool romano "non ricorrere alla prova di resistenza è un abominio giuridico". Le schede dovevano essere almeno 49, un voto in più di quelli che hanno permesso a Daniela Angelini di vincere le Amministrative al primo turno.
Per la scheda ballerina, il fantomatico viaggio della busta dal seggio 2 all'1, continua De Pascale, "non c'è semplicemente stato". Infatti il verbale dell'operazione di apertura non rileva criticità, accertando dunque la regolare presenza della busta, ognuna delle quali nel contenitore della propria sezione. Per cui se c'è stato un passaggio, precisa, forse è avvenuto al momento della nuova chiusura. Infine le urne alla sezione 23 sono state aperte, con tanto di verbalizzazione, per una verifica scrupolosa voluta dal presidente di seggio che non fossero presenti schede del referendum. E allora "nessuna anticipazione dello scrutinio".
Di certo, tira le somme, "noi eravamo fuori dal palazzo e la questione del cambio di presidenti dell'ex giunta, la cui motivazione sfugge, può avere contribuito". Mentre dai rappresentanti di lista sono arrivate tre segnalazioni, una del Partito democratico, una anonima e una del centrodestra e il riconteggio dei singoli verbali ha aumentato di qualche voto la differenza. I precedenti di Latina, conclude l'ex consigliere, "non c'entrano nulla perché riguardano centinaia di schede. Riccione può avere un grave nocumento dal perdurare di questa situazione, con elezioni valide e nessuna prova del contrario. L'auspicio è che la sospensiva venga accolta".

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