Ecco l’angelo custode dei marittimi, il Comitato welfare della Gente di mare

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Ogni giorno al porto di Ravenna sbarcano marittimi provenienti da tutto il mondo. Persone che, dopo mesi in nave, hanno bisogni a volte semplici, come trasporti efficienti per raggiungere il centro della città, punti di connessione internet o sim card per mettersi in contatto con le loro famiglie, ma a volte anche piuttosto complessi, perché magari sono stati abbandonati dagli armatori, senza stipendi né tantomeno alimenti. È per rispondere a queste esigenze che esiste il Comitato welfare della Gente di mare, il cui presidente territoriale a Ravenna è l’agente marittimo Carlo Cordone, titolare della Corship. L’istituzione, fortemente voluta a livello nazionale dal compianto ammiraglio ispettore capo Raimondo Pollastrini, a Ravenna ha trovato un suo punto di eccellenza, come sottolineato dallo stesso comitato nazionale poche settimane fa nel corso dell’assemblea generale. «In questi anni – racconta il presidente Cordone – abbiamo assistito e rimpatriato molti marittimi abbandonati, che si trovavano nella situazione di essere “né in terra, né in mare”. In particolare, dal 2010 al 2020 ci siamo occupati dell’assistenza e del rimpatrio degli equipaggi di ben dieci navi abbandonate (per un totale di 85 marittimi)». Tra questi, l’evento più complesso è stato sicuramente quello messo in piedi a seguito dell’incidente avvenuto il 28 dicembre del 2014 al largo del porto di Ravenna, quando il mercantile battente bandiera turca Gokbel affondò dopo essere entrato in collisione con il cargo Lady Aziza, battente bandiera del Belize. Dei dodici marinai della nave turca, sei persero la vita. «In quell’occasione – spiega Cordone – il comitato ha rimpatriato le salme e i sei marittimi superstiti. Ma ha anche istituito una raccolta di fondi da destinare alle famiglie delle vittime».

Pre e post pandemia

Nel 2020, in piena pandemia, l’istituzione si è trovata a dover affrontare un altro caso tra i più complessi, ossia il rimpatrio degli equipaggi dei mercantili Gobustan e Sultan Bay, sequestrate a giugno di quell’anno in seguito alle dichiarazioni dei comandanti di abbandono da parte dell’armatore. «Al fine di garantire la sopravvivenza e il benessere dei ventisette marittimi – dice Cordone –, per lo più di nazionalità Azera, abbiamo provveduto ad assicurare a entrambe le navi gli approvvigionamenti di viveri, acqua e carburante sino al rimpatrio degli equipaggi avvenuto tra i primi e la fine del mese di ottobre». L’anno scorso e nei primi mesi di quest’anno il comitato si è invece attivato con l’Ausl regionale per le vaccinazioni degli equipaggi a bordo e, ad oggi, hanno somministrato oltre quattrocento dosi. L’impegno è poi rivolto anche verso quello che sta accadendo in Ucraina. La Stella Maris polacca (con cui il comitato sta collaborando mandando del denaro) ha infatti accolto 83 familiari, di cui 18 bambini, di marittimi bloccati a Odessa e Mariupol. Proprio le navi, a Ravenna, stanno tra l’altro dimostrando di poter essere un luogo di pace. La storia della Nireas ormeggiata in porto ha fatto parlare di sé: capitano ucraino, ufficiali russi ed equipaggio metà ucraino e metà russo che vivono serenamente insieme.

Una storia di accoglienza

Scopo del comitato, ieri e oggi, è rendere il porto un luogo accogliente. «Ecco il motivo per il quale – chiarisce il presidente territoriale di Ravenna – siamo sempre intervenuti tempestivamente per rispondere alle problematiche segnalate dai marittimi». Tra queste, negli anni, c’è stata ad esempio la revisione degli orari delle due linee bus, l’acquisto di abbonamenti per le tratte urbane, la distribuzione di sim per i cellulari, oltre alla raccolta di denaro per l’ammodernamento dei mezzi di trasporto. «Il mio intento – conclude – è quello di continuare a portare avanti le finalità prefisse dal nostro comitato, l’unica risposta alle nuove sfide che ci si presenteranno è centrare il nobile obiettivo dell’accoglienza, vero esempio di civiltà e solidarietà verso i marittimi». E Cordone, che nella sua vita ha navigato e ha la qualifica di “Capitano di lungo corso”, conosce bene cosa significhi la vita a bordo. «Senza i marittimi, voglio ricordarlo, si fermerebbe l’economia mondiale».

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