E45 tra cantieri fermi e non segnalati a Borello: proteste con Anas

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«Così non c’è serietà». E’ dura la critica che Enrico Rossi, borellese e consigliere comunale del Pd rivolge ad Anas nel denunciare la pericolosità dei restringimenti appena introdotti tra Borello e San Carlo e l’inattività del cantiere per il rifacimento del viadotto di via Avola.

Restringimenti pericolosi

Come per tante delle persone che vivono nella Valle del Savio, anche per Enrico Rossi l’E45 è una strada con cui fare i conti quotidianamente e quella in cui si è imbattuto lunedì mattina è una situazione che giudica pericolosa: «Hanno creato un restringimento in entrambi i sensi di marcia ma questo non è adeguatamente segnalato, il risultato è che le auto rallentano bruscamente». A rendere il tutto più pericoloso è la vicinanza («50 metri») con l’entrata dell’E45: «Chi entra da Borello si ritrova il restringimento poco dopo senza un cartello che anticipi a chi entra in superstrada o a chi la sta già percorrendo che di lì a poco la strada diventa a una corsia». In mattinata il restringimento era stato realizzato solo nella corsia in direzione Cesena, nel pomeriggio è stato realizzato anche nell’altro senso di marcia. «Non ho idea del perché di questo ennesimo cantiere, non so se si ripeterà l’incubo dell’estate scorsa quando per il collaudo dei new jersey nel tratto di Borgo Paglia il restringimento è rimasto per settimane».

Il viadotto di via Avola

Quello che denuncia Rossi è solo l’ultima delle criticità create dalla gestione Anas dei cantieri. Tra queste segnala anche quelle legate alla demolizione del viadotto di via Avola che passava sopra l’E45. «Anche sulla loro pagina Facebook hanno pubblicato il video trionfalistico dove si vantavano di aver demolito il vecchio viadotto in un giorno solo. Peccato però che il cantiere di ricostruzione che sarebbe dovuto partire subito dopo non è mai stato avviato». La demolizione risale al 6 maggio, «vero che una decina di giorni dopo c’è stata l’alluvione e capisco che possa aver cambiato alcune priorità, ma dall’alluvione sono passati 50 giorni e ancora non si è vista una sola persona sul cantiere».

Cantiere fermo

Contestualmente alla demolizione del viadotto è stata chiusa in entrambi i sensi di marcia anche la seconda uscita di Borello lato Bora per garantire la sicurezza al cantiere. «Se il cantiere non parte, che senso ha continuare a tenere chiusa quell’uscita. Almeno la riaprano fino a quando non cominceranno davvero a lavorarci». Questa dilatazione dei tempi allunga anche le difficoltà di chi vive o ha le attività in via Avola. Per loro Anas aveva creato una strada secondaria che arriva al cimitero, ma «con l’alluvione è franata e i residenti si sono dovuti fare per una ventina di giorni 10 chilometri al posto del tragitto di poche centinaia di metri che avrebbe consentito il viadotto». Almeno in questo caso però, riconosce Rossi, l’Anas è intervenuta: «Si sono attivati e in pochi giorni hanno battuto una nuova via, è sterrata e piena di buche ma almeno consente di non dover allungare il tragitto di tanti chilometri».

Amarezza e frustrazione

L’amarezza e la frustrazione per i tanti disagi che racconta Rossi sono un sentimento diffuso. «Qualche tempo fa – aggiunge Rossi – l’Anas aveva fatto una mega conferenza stampa annunciando un cambio di passo anche nella gestione degli aggiornamenti e delle informazioni per che di fatto non s’è mai visto. Che ne è stato di quegli impegni, di quelle promesse? La gestione dei cantieri fatta in questo modo è un’agonia. Mancano programmazione e serietà».

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