Donne e Resistenza: Benedetta Tobagi oggi a Rimini

Pensiero, storia e memoria: a Rimini il 78° anniversario dalla Liberazione viene salutato da Coordinamento Donne Rimini, Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e Anpi con una nuova edizione del fortunato ciclo di conversazioni Parla con lei. Sapienza contro violenza alla Cineteca di via Gambalunga 27.

A inaugurarlo, oggi dalle ore 17, Sara Jane Ghiotti (voce e arrangiamento) insieme a Giulia Lazzarini (viola) ed Elisa Lazzarini (violoncello) con Una canzone per la Resistenza.

A seguire, in dialogo con Vera Bessone e Oriana Maroni, Benedetta Tobagi con il suo libro La Resistenza delle donne (Einaudi, 2022).

«Parliamo di una ricerca durata circa due anni – chiarisce l’autrice, figlia minore del giornalista Walter Tobagi, assassinato dai terroristi della Brigata XXVIII Marzo il 28 maggio 1980 –. È stato un lavoro interessante perché la prospettiva femminile è la meno esplorata, e forse ancora oggi non si è consolidata del tutto la consapevolezza del ruolo delle donne nella Resistenza. Inoltre, il racconto che viene da autobiografie, lettere, ricordi, è efficace e potente, del tutto antiretorico, capace anzi di parlare al nostro presente».

Perché questa attualità del racconto resistenziale al femminile?

«Senza nulla togliere all’intervento degli uomini, sono le donne le vere volontarie: fanno la scelta dalla assoluta gratuità, che le mette totalmente in contrasto con le aspettative della società. Loro infatti mettono a repentaglio la vita, ma anche la loro reputazione! Esistono poi molti modi per combattere, con le armi e senza, e questo, portandoci fuori dal contesto strettamente bellico, ci spinge a pensare al contributo che possiamo dare alla società se ci apriamo alle domande».

Comunque non furono molte le donne combattenti.

«In realtà contiamo circa 500 donne comandanti, la cui presenza sparigliò notevolmente il quadro della guerra partigiana. Però gli studi su tutto questo sono arrivati tardi, dagli anni Settanta, quando iniziò la sfida del femminismo a tanti valori e informazioni che si davano per acquisite. Molto anzi si è ricercato e scritto dagli anni Novanta proprio in Emilia-Romagna, con studi sull’azione politica femminile e sui Gdd, i Gruppi di difesa della donna ».

Ma quale fu a suo parere l’elemento che segnò l’inizio della partecipazione delle donne alla Resistenza?

«Un innesco potentissimo, la guerra totale che aveva investito le vite di tutti, e soprattutto delle donne. In quella società patriarcale, fascista e cattolica, esse maturarono una scelta, a volte in maniera prepolitica e “semplicemente” etica, davanti a un orrore che non potevano più stare solo a guardare. Un caso diverso fu invece quello delle lavoratrici, che avevano provato l’ingiustizia nella loro carne: la loro consapevolezza iniziò a montare e cominciarono ad aiutare anche le altre, dando struttura all’organizzazione».

La Resistenza delle donne ha uno specifico di genere?

«Certo: la “questione delle donne” è molto chiara. Ada Gobetti si chiede se ci siano battaglie specifiche delle donne contro il fascismo: e risponde di sì. Le donne fino ad allora erano sottomesse all’uomo e meno pagate se lavoratrici, anzi nemmeno venivano considerate come individui. Una frase che invece emerge spesso dalle testimonianze è: “Per la prima volta mi sono sentita qualcuno, ho fatto una scelta e ho lottato per me stessa”. Questa senz’altro è consapevolezza di genere».

Neppure la narrazione resistenziale dimostrò molto rispetto.

«La società patriarcale sopravvive al fascismo, e nell’Italia della guerra fredda le donne vengono rimandate a casa! È lunga la battaglia per portare a compimento le istanze poste durante la Resistenza, e quello che avvenne è doloroso perché finirono per perdersi tante storie individuali e persino l’aspetto politico del contributo delle donne, visto che nella storiografia anche di sinistra fino agli anni Settanta le partigiane tornano a rivestire solo un ruolo ancillare».

Fra le tante storie che ha incontrato ce n’è una che le è particolarmente cara?

«Quella di Cleonice Tomassetti, una delle tante donne che all’epoca avevano subito una violenza, e per di più in famiglia. Ma riuscì a reagire, a ricostruire la propria vita e a proiettarsi nell’impegno della Resistenza. Nice è una dei 43 fucilati nella strage di Fondotoce, nel giugno del ’44: è l’unica donna, ma fa coraggio agli altri, e rimane un esempio per le altre dimostrando che anche nelle prove estreme si può dare una direzione diversa alla propria vita. Anche questo ce la rende vicina, come lo sono le attiviste il cui eccidio si ricorda il 25 novembre, con la Giornata contro la violenza sulle donne: tre resistenti che con la loro vita, ma anche con la loro fine, testimoniarono che un’altra condizione è possibile».

Parla con lei. Sapienza contro violenza è organizzato in collaborazione con Comune di Rimini, Biblioteca Civica Gambalunga, Casa delle Donne e Rete Donne Rimini. Prossimo appuntamento: venerdì 21 aprile ore 17 in Cineteca con Ileana Montini, in dialogo con Antonella Baccarini, che presenta il suo libro Lidia Menapace. Donna del cambiamento.

L’ingresso agli incontri è libero

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