Domani a Forlì l'apertura della grande mostra sulla Maddalena

E finalmente è arrivato il gran giorno: fra poche ore, da domenica 27 marzo, dopo l’apertura ufficiale che si tiene oggi, sarà visitabile l’attesa mostra “Maddalena. Il mistero e l’immagine”, nuova grande esposizione organizzata ai Musei San Domenico di Forlì da Fondazione Cassa dei Risparmi e Amministrazione comunale e aperta fino al 10 luglio.

Molti i motivi di interesse, a cominciare da tema stesso. Il curatore delle grandi mostre del San Domenico, Gianfranco Brunelli, ha voluto infatti completare l’ideale trittico di personaggi su ci si basa l’immaginario collettivo occidentale, iniziato con gli eventi relativi a Ulisse e a Dante. Fra le figure più rappresentate nell’arte, Maria Maddalena dal canto suo è stata reinterpretata anche in maniera radicale a seconda delle epoche, una varietà in qualche modo generata da un equivoco: le “Myriam” citate in diversi punti del Vangeli vengono infatti confuse e identificate come una sola nel 591 da papa Gregorio Magno. Solo nel secolo scorso la Chiesa distingue invece le diverse donne: un “felice errore” che produce nell’arte risultati vitali, tanto che letterati e pittori finiscono per interpretare il personaggio di Maria Maddalena in modi molteplici e anche contrastanti.

«E se la Maddalena di Giotto parla di pentimento e di conversione e quindi anche di speranza -sostiene Brunelli- la raffigurazione rinascimentale è quella di una donna dai contorni raffinati, mentre l’inquietudine formale del ’500 ne fa un personaggio che si impone per sé, staccato dagli altri. Il Novecento poi con Chagall, Guttuso, Previati… traduce gli elementi estetizzanti delle epoche precedenti nel tema della disperazione dell’uomo e della società».

Maddalena, una donna, è anche la prima a vedere il Cristo risorto, fuori dal sepolcro e trionfante sulla morte. Da qui, uno dei momenti iconografici più forti in cui viene rappresentata, il “Noli me tangere” di tanti autori, in cui la tenerezza di Cristo per la sua discepola si fonde con la trasfigurazione nel divino, chiave del riscatto e della liberazione portate dal Cristo uomo all’umanità. Importante anche l’omaggio a Canova a 200 anni dalla scomparsa, pur se non potrà essere ammirata a Forlì la “Maddalena penitente” dell’Ermitage, sostituita comunque dall’originale in gesso custodito all’Accademia di Belle arti di Bologna. Le 210 opere suddivise in un percorso a sezioni illustrano quindi un grande mito, una grande figura, universale nella varietà delle sfumature, icona dei molteplici orizzonti a cui guardano l’idea della femminilità, e la sua traduzione nell’arte.

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