Danza, Collettivo Cinetico a Longiano

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Nuova anteprima di danza contemporanea al Petrella di Longiano, al termine di una residenza. Lo spettacolo che va in scena stasera alle 21 con replica domani domenica, alle 16, “Manifesto cannibale”, è un primo studio, ma già in grado di mostrare il nuovo percorso intrapreso da Collettivo Cinetico, compagnia di punta della nuova danza, dal 2007 diretta dalla ferrarese Francesca Pennini (1984).

Il nuovo percorso è partito già nel 2019 con una docenza allo Iuav di Venezia. Pennini e il suo Collettivo questa volta rivolgono attenzione al mondo vegetale «per riflettere su qualcosa che funziona in maniera molto diversa da noi ma a cui, ottusamente, tendiamo ad applicare i nostri stessi parametri».

Sul palco con Francesca anche i performer Carmine Parise, Simone Arganini, Teodora Grano, Angelo Pedroni, e il pianista Davide Finotti che esegue dal vivo Lieder dal Winterreise di Franz Schubert, luci di Stefano Baraldi.

Francesca, quali nuove suggestioni vi offre il mondo vegetale?

«Ci spinge a scardinare dei meccanismi a partire dall’aspetto sensoriale, a ragionare sulle nostre percezioni e su quelle delle piante, e poisu quellecoinvolte nel mondo scenico, nel rapporto tra lo spettatore e la scena. La dimensione dell’osservazione, della contemplazione, del tempo lungo necessario alla vegetazione per mutare, che a noi appare immobile perché ragioniamo su altri ritmi percettivi, mi sembrava potesse in qualche modo rappresentare lo spettatore che, pure silenzioso, è in continuo scambio con l’ambiente esterno».

Quali parte del corpo privilegiate per muovervi secondo “natura”?

«Ci esprimiamo non solo muovendoci, ma stando anche fermi, l’immobilità è uno degli elementi di questa danza. Per i movimenti privilegio capelli e unghie, parti che nella danza non vengono pensate come importanti. Elementi apparentemente più inerti del corpo, ma in realtà in costante movimento e crescita, al punto da segnare il tempo come clessidre, e dunque emblemidi una dimensione più vegetale. Abbiamo lavorato sullo scardinare l’idea della forma, sulla percezione interna del movimento, cercando di dimenticarci l’effetto visivo del nostro corpo. E poi ci siamo concentrati sul micro movimento eutilizzato la meditazione. Siamo convinti di riuscire a fare vibrare in modo diverso i corpi in scena. È una dimensione plastica, non dinamica, quella che viene percepita».

Da un estremo a un altro dunque, se si confronta questo nuovo lavoro con “How to destroy your dance” visto a Santarcangelo.

«È così, “How to destroy your dance” giocava sul mondo sportivo e sull’accelerazione massima, taleda portare a distruggere la coreografia, smembrata dall’ansia della velocità; in questo caso si va “alla lentezza”. Se quella era una competizione per arrivare prima, in questo caso è una sfida all’arrivare dopo. Si richiede forza nello stare in una immobilità, nel resistere dove si è, proprio come faun albero nel corso del suo sviluppo».

Sente che “Manifesto cannibale” apre un nuovo corso della sua compagnia?

«Direi di sì, sento che è una nuova fase. I primi dieci anni di Collettivo Cinetico sono stati dedicati a spazi altri, con un risvolto piuttosto formale nel rapporto con la scena. In questo caso avverto più un’apertura a uno stare nel mondo e a una volontà di condividere anche possibilità alternative di questo esserci, e non solo con la creazione di spettacoli. Questa nuova ricerca infatti comprende anche didattica, esperienze condivise col pubblico, percorsi a distanza via Whatsapp o via Zoom di mini performance segrete. Ciò mi aiuta a dare un senso a questo fare teatro che deve partire con performance, ma non arrivarci».

Euro 10-5. Info: 0547 666008

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