Dalla Vineria del popolo all'osteria in laguna a Venezia
Dalla Romagna alla laguna veneziana per coronare un sogno. La passione per il vino e per i viaggi, oltre a uno spiccato senso imprenditoriale, animano Simone Rosetti, cervese, 42 anni ma già da 25 impegnato nella ristorazione romagnola dove gestisce tre insegne molto conosciute: Vineria del popolo a Cesena, Enoteca Pisacane a Cervia e Ca’ de bè a Bertinoro. L’approccio col mondo del vino risale al 2006, fa semplicemente un corso da sommelier, e cambia vita. O meglio si chiarisce le idee e completato il corso eccolo subito catapultato alla blasonata Frasca di Castrocaro Terme. Non gli serve molto tempo per capire che la sua strada è quella di aprire un proprio locale e nel 2011 prende in gestione la Ca’ de bè di Bertinoro, tempio delle bevute di ogni romagnolo che si rispetti in ogni tempo. Ma oltre i salumi e la piadina c’è di più, si dice un giorno Simone e alla ricerca in campo enologico per arricchire la sua cantina personale affianca quella per trovare il meglio dell’artigianato agroalimentare locale, inoltre ripristina l’azienda agricola di famiglia a Castiglione di Cervia dove produce ortaggi e un ettaro a grano per ricavarne la farina per il proprio pane. Viaggia sempre molto e la Ca’ de bè comincia a diventargli stretta. Dalla suggestione di un viaggio in Andalusia gli viene l’idea di aprire l’Enoteca Pisacane a Cervia, dove si servono infatti vini e tapas, e di lì a poco nel 2017 apre i battenti anche la Vineria del popolo che il nome lo prende dalla splendida piazza di Cesena, ma anche dagli eroi dell’indipendenza, dell’unità e del socialismo che occhieggiano in bassorilievo sotto le volte del portico: il carbonaro, anticlericale “ardito d’aspetto e d’ingegno” Leonida Montanari, Giuseppe Garibaldi, Andrea Costa. «Era un ufficio del turismo, in disuso da tempo. Ho sempre preso in gestione e trasformato nei miei locali spazi che erano pubblici e inutilizzati – spiega Simone Rosetti–, in questo c’è l’idea di rigenerare, rivitalizzare senza dover costruire ex novo ciò che non serve».
Anche in Vineria porta la sua passione, una carta da 200 etichette con alcune rarità, anche regionali, e una attenzione cospicua per la Romagna. «Ogni bottiglia la sono andata a cercare, ho conosciuto il vignaiolo –e la riprova è che se un avventore ha un dubbio, il vignaiolo lui lo chiama al telefono – e così faccio coi prodotti che metto in carta». Insomma Simone non ha mai smesso di guardarsi intorno e, abbandonata l’idea di un locale anche in zona universitaria a Bologna, si è girato indietro, nuovamente verso Est, e lo sguardo è arrivato questa volta fino a Venezia.