Da Bellaria all'Islanda, fa la guida al museo degli squali

Un piccolo paesino sperduto nei fiordi islandesi nella regione Snæfellsnes “parla” anche romagnolo grazie a Maria Stella Faccin. Suggestiva l’esperienza della neo dottoressa classe 1995 appena laureata in arte e design all’università di Dundee in Scozia, nativa di Savignano con origini venete e da un paio d’anni trasferita con la famiglia a Bellaria, città in cui ha fotografato intere generazioni il celebre nonno Elia. Artista, nonché guida al museo dello squalo di Bjarnarhöfn, un piccolo paradiso immerso nel nulla. Faccin vive dal 2016 assieme alla famiglia islandese che da secoli si occupa di tramandare identità e tradizione del luogo: Guðjón (Gudjon), Hildibrandur, Kristján e Hrefna. Nello specifico, Maria Stella accoglie i turisti che vogliono visitare il museo, dove si possono ammirare monumenti e cimeli vari come vecchie lavatrici, vecchi articoli di giornale, scarpe, aratri, barche (utilizzate per la caccia allo squalo, fino agli Cinquanta molto in voga perché dal fegato si ricavava l’olio per illuminare lampade, mentre adesso viene pescato accidentalmente a rete), briglie di cavalli, macchine da scrivere e ovviamente altra fauna. La particolarità è poter assaggiare lo squalo a cubetti che viene dalla Groelandia, un gusto dal sapore forte, che richiama il formaggio, simile al gorgonzola, unico nel suo genere. Faccin, che oltre ad essere guida si occupa anche della produzione e vendita, racconta la sua giornata tipo. «In reception accolgo i turisti (capienza 60 posti ndr), principalmente adulti ma anche bambini specialmente tedeschi, americani, francesi, olandesi e italiani. Poi mi occupo di far visitare il museo, raccontare la storia della famiglia e tutti gli aneddoti sugli squali. Normalmente il tour termina con un assaggio di squalo ma è possibile anche comprare tranci di carne essiccata. La produzione? Quando arriva lo squalo lo solleviamo con il muletto e lo mettiamo a testa in giù. Segue la macellazione, nella quale vengono rimosse pinne e poi tagliata la carne in pezzi da dieci chili. A molte persone piace la mandibola per collezionare i denti, ma non è un acquisto economico. La carne costa circa 80 euro al chilo, noi lo facciamo assaggiare a cubetti, anche io ne mangio alcuni quando ho bisogno di energie. Completano la produzione la fermentazione (sei settimane), e poi l’essiccazione (3-4 mesi). In totale ci vogliono sei mesi, sicuramente non sono processi rapidiA. Arte, che passione. Faccin si è avvicinata agli acquerelli e i disegni a matita ed è stato proprio il suo datore di lavoro a suggerirle di proseguire gli studi, notando tutte le sue abilità. Così inizialmente si è iscritta al college di Glasgow, per poi passare all’università di Dundee. La duttilità della giovane romagnola le permette di usare una molteplicità di competenze trasversali, tanto che adesso sta per completare la realizzazione di una guida del museo. Tutta auto-prodotta: testi, disegni, grafica e stampa. Insomma una tuttofare. «La devo solo colorare e poi è pronta, è scritta in inglese ma la tradurrò anche in italiano. In pratica c’è tutta la storia della famiglia, oltre 400 anni, oltre la tradizione dello squalo a seconda dei tempi. Mi piacerebbe inoltre creare cartoline, adesivi, sciarpe e felpe, infatti sono in grado anche di lavorare la lana islandese». Disegni e pittura ma anche altre forme espressive (vedi la sua pagina instagram @carnedipesce). «In passato ho disegnato anche fumetti ma io mi preferisco soprattutto paesaggi e pesci. Mi piace sperimentare in libertà senza guardare il foglio e l’ossessione della precisione assoluta. Le tecniche utilizzate sono miste: acquerelli, matite colorate, pastelli, cera e acrilico. Amo anche le ceramiche». Faccin, che ha studiato al liceo classico-linguistico “Monti” a Cesena, parla inglese, russo e sta imparando anche l’islandese, non certo la lingua più semplice al mondo (conosce inoltre tedesco, spagnolo, francese e polacco). «A 17 anni quando facevo la quarta superiore ho aderito a un progetto interculturale e sono stata un anno in Russia, un’altra esperienza bellissima in un paese ricco di cultura». A chi si chiede perché proprio il museo degli squali in Islanda Faccin risponde sincera: «Ho iniziato a mandare curriculum in giro per l’Europa del nord. Un’associazione mi ha messo in contatto con la famiglia che gestisce il museo dello squalo. Il fulcro della stagione va principalmente da giugno a settembre, poi a novembre tornerò un paio di mesi a casa per le ferie e quindi sarò pronta a ripartire. Oltre all’arte, a me piace molto camminare in solitudine, il mio hobby principale è il nuoto, vado in piscina tre volte a settimana. Per raggiungere il villaggio abitato più vicino, circa mille abitanti, ci vogliono una ventina di minuti in auto». Xxx