Fa ritorno a Longiano, quattro anni dopo, Cristina Donà (1967) cantautrice milanese che a partire dal 1997 ha attraversato una moderna storia della canzone pop rock, da Manuel Agnelli ai La Crus a una carriera solista. Donà sale stasera alle 21.15 in piazza Malatestiana al castello per celebrare i suoi “DeSidera” racchiusi nell’album del 2021. Con lei suona Saverio Lanza che è pure produttore e coautore del disco.
Cristina, dopo le “Canzoni in controluce” del 2019 ecco “DeSidera”, di nuovo a Longiano.
«Torno con gioia ricordando la magia del Petrella di quattro anni fa. “DeSidera” ho voglia di ripercorrerlo dal vivo perché racconta cose che mi stanno particolarmente a cuore in questo periodo storico. Lo mescolo con pezzi di altri album, con l’intento di cercare un’alchimia da condividere insieme al pubblico, in un luogo come Longiano che può fare la differenza».
Giocando con le parole, quali desideri desidera?
«L’etimologia della parola desiderio indica alla lettera una mancanza di stelle che dobbiamo colmare, solo alla fine mi sono accorta di avere scritto brani su di un tema ricorrente come il desiderio che è il motore delle nostre vite. Rapportato all’essere umano, se non ben calibrato e gestito con saggezza, questo desiderio può creare i mostri che abbiamo attorno a noi».
Cosa si può controbattere a tale insoddisfazione?
«La caratteristica degli esseri umani, di non essere mai felici né appagati, andrebbe arginata con la saggezza, ma pure con sforzi e sacrifici, stando sopra le parti, cercando di capire dove si sta andando, e non fare riferimento alla pancia. Invece mi sembra che si voglia continuare ad arricchirsi, mentre i bravi maestri non trovano lo spazio che meriterebbero».
Pensa anche alla situazione climatica e ambientale che ha tanto ferito la Romagna?
«Anche, sono stata a Novafeltria, vicino a Pennabilli, e ho visto le ferite delle strade. Sarà sempre peggio, perciò bisogna realizzare politiche ambientali diverse, ma c’è chi nega l’evidenza, altra prerogativa questa degli esseri umani. Credo ci si debba affidare al buon senso delle persone al di là dell’orientamento politico; manca l’autorevolezza, né viene data possibilità di azione a chi ha la giusta conoscenza, per questioni di interesse economico. Speriamo che questi eventi estremi diano il via ad azioni importanti».
Fino ad ora un sostegno forte è arrivato dalla comunità civile dei volontari.
«Penso che la nostra Costituzione andrebbe riscritta all’articolo 1 con “L’Italia è un paese fondato sul volontariato”. Il nostro, credo sia il paese che ha il maggior numero di volontari perché manca lo Stato. Meno male che c’è questa rete incredibile e forse anche per questo tergiversano e aspettano prima di intervenire con azioni concrete».
Dal 2017 del suo ventennale, come sta proseguendo la carriera?
«Sto riprendendo in mano lo studio del canto e della musica che avevo lasciato, per dare tempo di crescere a mio figlio ora 14enne. In questi anni ho lavorato a nuovi progetti, come a musiche e testi per due spettacoli del performer coreografo Daniele Ninarello che mi ha aperto un mondo. E poi la collaborazione con l’antropologa scrittrice Elena Dak, per uno spettacolo sulle sue esperienze di ricerca legate ai pastori nomadi del mondo, che hanno a che fare con l’umanità. Ho anche cominciato a pensare a un prossimo album ma non ho capito quale sarà la direzione».
Verso quale orizzonte?
«Fatico a vederlo ma il desiderio è proprio di trovare insieme una via possibile, sostenibile, come segnale alle nuove generazioni che si trovano questo fardello da gestire». Gratuito.