Crisi e guerra frenano la ripresa dell’industria

Non basta il boom dell’industria manifatturiera e il trend positivo del settore delle costruzioni (che ora, in realtà, sta cominciando a mostrare segni di stanchezza). Non bastano nemmeno i numeri in salita dell’export, che non fanno altro che fotografare come la nostra sia una regione che produce beni, comunque, di grande interesse per il mercato globale. Tutto questo, come si diceva, non è sufficiente, perché sull’altro piatto della bilancia pesa una crisi economica globale tra le più complesse che si sono viste negli ultimi anni. Una crisi composta da echi ancora elevati del biennio pandemico e dalla guerra in Ucraina che ha esacerbato ancora di più i problemi in termini di costi energetici, approvvigionamento delle materie prime e inflazione. Il risultato di tutto questo è che, ora, l’osservatorio di Prometeia – stando ai dati elaborati dalla Camera di Commercio – ha tagliato le previsioni di crescita del valore aggiunto per il territorio romagnolo della metà esatta. Se le stime di inizio anno davano la provincia di Ravenna in crescita del 4%, quella di Rimini del 3,7% e Forlì Cesena del 4,5%, ora l’osservatorio economico ha tagliato tutti i numeri con la scure e le prospettive sono di un 2022 che si chiuderà con una crescita del valore aggiunto per Ravenna del 2,1% (meno 1,9 punti percentuali), per Rimini del 2,2% (meno 1,5 punti) e per la provincia di Forlì Cesena del 2,3% (meno 2,2 punti). I numeri, tra l’altro, sono perfettamente in linea sia con l’andamento regionale, stima del valore aggiunto a fine anno rivisto a più 2,4% (era dato a 4,1%), che con quello nazionale, previsione odierna del 2,2% rispetto al 4,1% di gennaio.
I fatturati
Interessanti sono anche i numeri che la Camera di commercio dell’Emilia-Romagna ha messo in fila sui fatturati generati nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il settore manifatturiero, in particolare, da gennaio a marzo aveva generato un surplus di fatturato del 21,2% a Forlì Cesena, del 12,2% a Ravenna e dell’11,1 a Rimini, mentre quello delle costruzioni era cresciuto del 4,4% a Forlì Cesena, del 4,3% a Rimini e del 2,4% a Ravenna. Meno elevati i numeri del commercio, che a Forlì Cesena nel primo trimestre aveva fatto segnare un più 1,2%, a Rimini del più 0,3% e a Ravenna era invece andato in negativo: meno 0,2%.Una fotografia, quella appena scattata, che spiega bene come le stime di crescita del valore aggiunto del territorio romagnolo siano ancora in crescita, nonostante tutto, per via di un inizio anno che aveva davvero mostrato cifre record per molti dei comparti economici.
Focus Ravenna
Per quanto riguarda i settori, prendendo come riferimento il caso Ravenna, nel 2022 la ripresa dell’attività si arresterà nell’industria (-0,4%) e continuerà sostenuta, anche se non più a livelli dirompenti, per le costruzioni (+10,1%). Sempre secondo la Camera di Commercio proseguirà, ma più contenuta, pure la crescita per i servizi (+2,3%). L’agricoltura ravennate accuserà invece l’impatto della guerra, con una crescita prevista per il 2022 prossima allo zero (+0,2%).«Nell’anno in corso – spiegano dall’osservatorio –, la dinamica dell’inflazione, l’escalation dei costi energetici, l’incertezza e la complessità dei nuovi scenari porranno un freno alla ripresa dei consumi (+2,2%) e del reddito disponibile (+3,9%)». Parlando invece di lavoro, con la ripresa dell’attività e le riaperture possibili, nel 2021 l’occupazione ha ripreso a crescere (+3,6%), così come le forze di lavoro (+2,9%) per un rientro parziale sul mercato del lavoro di chi ne era uscito temporaneamente. Una tendenza che, però, non dovrebbe proseguire nel corso del 2022 (-0,5% per gli occupati e -1% per le forze-lavoro), visto le conseguenze economiche della guerra che hanno indotto ad un notevole ridimensionamento delle prospettive di crescita. Il tasso di disoccupazione, dopo il picco a 6,9% del 2020 nonostante le misure di sostegno all’occupazione introdotte, è sceso poi al 6,2% nel corso del 2021 e dovrebbe assestarsi al 5,8% nel 2022 (5,6% in Emilia-Romagna e 9,9% in Italia).