Crisi di governo, i bagnini rischiano di perdere l'anno di proroga

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La caduta del governo Draghi potrebbe avere ripercussioni “drammatiche” sul mondo balneare. A rischio la proroga di un anno concessa ai Comuni dal “Ddl Concorrenza” che se non venisse portato a termine aprirebbe le porte a un autentico spauracchio: le concessioni sarebbero rinnovate con gare pubbliche entro la fine del prossimo anno. E senza la nuova legge cadrebbero anche tutte le garanzie economiche a carico dei gestori che perderebbero la concessione. Garanzie, va detto, che le associazioni balneari hanno sempre contestato e considerate insufficienti.

Cosa succede

La Direttiva Bolkestein vieta il rinnovo automatico delle concessioni balneari che invece devono essere assegnate tramite gara pubblica. Dopo anni di dibattiti e battaglie roventi il Consiglio di Stato ha posto un paletto definitivo: le aste si devono tenere entro la fine del 2023. Il Ddl Concorrenza, però, concede ai Comuni la possibilità di introdurre la proroga di un anno, oltre a una serie di compensazioni economiche per i gestori “privati” della concessione nell’ambito di un regime di libera concorrenza. Al ddl mancano i decreti attuativi e se il governo cade il pericolo è che tutto torni in alto mare e il rinnovo delle concessioni deve avvenire entro la fine del 2023 col regime di gara pubblica secca.

Il Comune: il rischio c’è

«La crisi di governo si tira dietro anche maggiori incognite e incertezze sul fronte concessioni balneari». Inizia così l’analisi di Roberta Frisoni, assessora al demanio.

Come mai? «Il disegno di legge “concorrenza” che contiene il quadro nel quale portare avanti le evidenze pubbliche non è stato licenziato dalla Camera - argomenta -. Fino a ieri si metteva in discussione la capacità dell’esecutivo di approvarne i decreti attuativi. Ora è in discussione l’approvazione dello stesso ddl».

In caso di non approvazione cosa può accadere? «È verosimile che ci troveremo come Comuni con la necessità di andare a gara senza quelle indicazioni e la conseguenza sarà quella di procedere in ordine sparso senza un percorso guidato e coordinato dallo Stato che è proprietario dei beni e a cui spetta l’onere di normare le evidenze pubbliche. Tutto ricadrebbe come sempre e come temuto sulle spalle dei Comuni che in questo come in tanti altri casi sono sul fronte ad affrontare anche le emergenze derivanti dalla situazione economica e dalla pandemia».

“Stiamo calmi”

Mauro Vanni è il presidente dell’associazione Confartigianato imprese balneari e tutto sommato non si fascia la testa, anche perché peggio che con Draghi - è la convinzione - non potrebbe andare. «Al disegno di legge “concorrenza” mancano i decreti attuativi - spiega - e in ogni caso il prossimo governo dovrebbe riuscire a chiudere la partita, se ci sarà un Draghi bis le speranze per i balneari sono poche, con un esecutivo politico invece si potrebbero trovare altri equilibri, un governo politico amico delle imprese per noi andrebbe un po’ meglio».

Detto questo, Vanni precisa però di non tifare per la caduta del governo. «Sarebbe una disgrazia per le imprese anche se Draghi ai balneari ha fatto molti danni. Per noi il maggior pericolo è l’immobilismo, un governo che non lavora, se il Ddl Concorrenza decade si torna alla sentenza del Consiglio di Stato per cui le concessioni scadono nel 2023, le gare pubbliche si devono tenere entro la fine del prossimo anno e per noi sarebbe una catastrofe».

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