"Crepax a 33 giri" in mostra al Mei di Faenza

Archivio

Guido Crepax nacque a Milano nel 1933, in una famiglia dedita completamente alla musica. Noto soprattutto per aver dato vita al celebre personaggio di Valentina, il notissimo disegnatore lavorò per 10 anni a fianco del fratello Franco per dare un’identità grafica alla produzione del vinile in Italia. Ne dà testimonianza la coloratissima mostra allestita per il Mei 2022 fino al 2 ottobre alla Galleria della Molinella: “Crepax a 33 giri”, curata dall’Archivio Crepax e dai tre figli dell’artista, Antonio, Caterina e Giacomo.

Antonio Crepax ha lavorato per vent’anni come giornalista, copywriter e consulente per la comunicazione istituzionale. Negli ultimi dieci anni, si è occupato soprattutto dei contenuti di numerose edizioni delle storie del padre, in Italia e all’estero. Per Vololibero ha pubblicato “Crepax a 33 giri”, primo catalogo completo degli art work realizzati da Guido Crepax.

Musica, arte e fumetto. Antonio Crepax, cosa si può vedere in questa mostra per il Mei dall’Archivio Crepax?

«Dopo il lookdown ci siamo sentiti spinti a cercare nuovi modi di far conoscere Guido Crepax e la sua estetica, facendo emergere la parte meno nota del suo lavoro, come appunto le copertine di dischi a cui lavorò dal 1953 a 20 anni, fino al 1995. Oltre 500 le copertine prodotte (specie 45 giri), di artisti come Ranieri, Modugno, i Camaleonti, Peppino di Capri, Bobby Solo, e il manifesto del Festival di Sanremo. Giordano Sangiorgi mi ha chiesto di allestire per il Mei una carrellata dei vinili che comprende anche la copertina più nota, quella del gruppo prog Garybaldi per il loro disco “Nuda”, considerata la copertina più bella di musica rock (ora di proprietà di Giampiero Mughini). Il primo 45 giri di cui realizzò la copertina era dei Cavalieri, gruppo di cui faceva parte Luigi Tenco».

Sono esposte 50 copertine estratte dal libro, una serie di ritratti inediti di maestri del jazz e una piccola selezione di tavole a fumetti dedicate al jazz e al mondo della musica, e alcuni spartiti musicali originali.

Per Guido Crepax il lavoro per dare un’identità grafica alla produzione del vinile in Italia fu una vera rampa di lancio.

«Sì, fino ad allora le copertine erano soprattutto nere, non illustrate. L’idea definitiva di produrle disegnate venne da suo fratello Franco che aveva visto negli Stati Uniti il successo di vendita dei dischi con la copertina colorata. Renzo Arbore, già nel 1969, definì Guido Crepax “il primo copertinista italiano”».

Lo avete definito «un collezionista di dischi». Come emerse dalla passione per la musica la fantasia psichedelica e onirica che gli diede poi la fama?

«“Le mie pagine a fumetto – diceva – nascono a suon di musica”. Per il giovanissimo Crepax fare gli artwork per le copertine dei 45 e dei 33 giri era un lavoro, ma anche una passione, tanto che spesso si faceva pagare – almeno in parte – in dischi. Negli anni Sessanta fu attratto dall’estetica visionaria della psichedelia, e da film come “Easy rider”, benché nella vita fosse una persona tranquillissima, come mostra l’esposizione in corso a Città di Castello dal titolo “Tutto Crepax”. Un disco a cui rimase particolarmente affezionato fu “Il mio amico Aldo”, una storia per bambini realizzata insieme a Dario Fo e Giorgio Gaber, a dimostrare come allora le cose si facessero per il piacere di applicare la propria inventiva senza preoccuparsi del ritorno economico».

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