Crac Aeradria, ecco le ragioni delle assoluzioni

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«Nessun calcolo criminoso» e quelle lettere inviate alla banca per facilitare l’erogazione di credito «non rivelano la consapevolezza che i mittenti conoscevano lo stato di dissesto e insolvenza della società». Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di primo grado che ha visto lo scorso gennaio uscire assolti, dopo una decina di anni, alcuni dei personaggi di spicco della politica riminese, rimasti coinvolti nell’indagine della Guardia di Finanza sul crac di Aeradria, la società, a maggioranza partecipata pubblica, che gestiva l’aeroporto Fellini ed è fallita sotto il peso dei debiti.

Ogni ragionevole dubbio

Tra i principali imputati c’era l’ex presidente della Provincia, Stefano Vitali (difeso dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini) assolto dalle accuse di accesso abusivo al credito e anche per concorso in bancarotta e falso in bilancio. I giudici del Tribunale di Rimini hanno infatti accertato che per Vitali «non c’è nessuna prova del suo coinvolgimento nella falsificazione di tre fatture da 604mila euro emesse a favore di Aeradria». Stessa estraneità per quanto riguarda la falsificazione dei bilanci 2010 e 2011, visto che i giudici non hanno ravvisato nessun «calcolo criminoso, e neanche «un fraudolento concerto con chi quei bilanci li aveva predisposti». Non solo: non è stato sufficiente il fatto che Vitali fosse presidente della Provincia, ovvero la socia di riferimento di Aeradria. Visto che «gli elementi raccolti non dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che abbia commesso i reati in esame». Inoltre Vitali, tramite lettera, confermava l’impegno della Provincia nei confronti Aeradria per 212mila euro annui per il successivo quinquennio e per quanto riguarda i soldi mancanti di altri enti soci, sempre tramite lettera, garantiva che «i competenti organi della Provincia sarebbero intervenuti con necessari e opportuni atti amministrativi per garantire i crediti insoluti». Anche in questo caso, i giudici spiegano nelle motivazioni che i tentativi fatti da Vitali, con «missive assertive e rassicuranti», sono fatti per risolvere «la spinosa questione al sostegno finanziario di Aeradria», e non «rivelano un suo contributo alla falsificazione dei bilanci e non costituiscono indice di un fraudolento accordo con Masini». Quest’ultimo è Massimo Masini, allora presidente di Aeradria e considerato l’imputato principale: lui nel 2018 ha patteggiato, pena di tre anni e dieci mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta e per due casi di bancarotta semplice, passando per le false comunicazioni sociali, truffa allo Stato e il falso in bilancio.

Il ricorso abusivo al credito

Assolti invece sempre lo scorso gennaio l’ex sindaco di Rimini, Andrea Gnassi (assistito dal professor Nicola Mazzacuva), il presidente della Fiera Lorenzo Cagnoni (difeso da Cesare e Roberto Brancaleoni) e lo stesso Vitali, per concorso esterno nel ricorso abusivo al credito con la sottoscrizione delle famose lettere di “patronage”, ovvero dichiarazioni, generalmente redatte in forma epistolare, rilasciate ad una banca o ad un diverso ente creditore da un soggetto (di solito una società capogruppo o una società controllante), in sostituzione di una fideiussione vera e propria al fine di ottenere, rinnovare o mantenere un finanziamento in favore di un determinato soggetto. In particolare, in una lettera del luglio 2010, per la concessione di una linea di credito da 3 milioni, i giudici non hanno ravvisato che i tre mittenti conoscessero la condizione disastrosa in cui versava l’allora società di gestione dell’aeroporto, dato che «lo squilibrio tra attivo e passivo di Aeradria e l’incapacità della stessa di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni sono emersi nel corso dello stesso 2010». Anche la lettera di “patronage”, del dicembre 2011, che ha agevolato lo scoperto di conto corrente di Aeradria per 1,2 milioni «non rivela da parte dei mittenti la consapevolezza dello stato di dissesto e di insolvenza», anche perché erano previsti da parte della società «un finanziamento strutturale multimilionario e una ricapitalizzazione», che facevano quindi ben sperare che Aeradria non sarebbe fallita. Crac che però è poi arrivato appena due anni dopo, facendo emergere la voragine nei conti, con un debito a bilancio da 52 milioni di euro.

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