Condannato per molestie a ragazzini: processo al bidello da rifare

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Il processo, con rito abbreviato, si era concluso con la condanna a 5 anni di un bidello riminese, riconosciuto colpevole dei reati, commessi nella zona del Rubicone, di abuso sessuale con violenza (un bacio) e abuso sessuale per abuso di condizione di inferiorità psichica (palpeggiamenti) di due ragazzini di 15 e 17 anni adescati sul Web.

Contraddizioni giuridiche

La sentenza, però, secondo il suo difensore, l’avvocato Massimiliano Orrù del Foro di Rimini, era stata falsata da due grandi contraddizioni, prontamente segnalate nel ricorso in Cassazione.

La prima, faceva riferimento alla modifica arbitraria, durante il dibattimento, del primo capo d’imputazione. Accertata l’accondiscendenza della presunta vittima al bacio, come certificato anche da un inequivocabile Sms inviato dallo stesso al bidello, il giudice del tribunale di Forlì aveva deciso che anche per questo episodio il reato da contestare dovesse essere quello di abuso sessuale per abuso di condizione di inferiorità psichica. Decisione che però non spettava a lui ma, come recita il Codice di procedura penale, al pubblico ministero. La seconda, invece, riguardava la presunta infermità psichica dell’altra vittima, cosa che non risulta in nessuna cartella clinica o in qualsivoglia perizia, tra l’altro mai disposta.

Corte suprema

Osservazioni ritenute ineccepibili dalla Cassazione, che ha accolto il ricorso dell’avvocato Orrù ed ha disposto l’annullamento della sentenza di condanna e, di fatto, sdoppiato il processo. I giudici con l’ermellino, hanno infatti ordinato che il fascicolo sulla prima violenza sia rimandato in Procura per la riformulazione del capo d’imputazione. Della seconda vittima, invece, se ne dovrà occupare la Corte d’Appello che dovrà accertare se esiste o meno qualche problema psicologico o psichiatrico della giovane vittima.

La storia

L’uomo, all’epoca 35enne, era finito in manette nel novembre del 2018. L’indagine coordinata dalla procura di Forlì, aveva permesso di raccogliere elementi che avvaloravano la tesi di comportamenti poco appropriati del bidello verso alcuni adolescenti, adescati con la scusa di promuovere la loro carriera di musicisti e youtuber, ma in realtà poi molestati con palpeggiamenti, baci e abbracci, e attirati anche con riti e poteri magici, con la lettura delle carte e la capacità di togliere negatività dalla vita dei giovanissimi. I due fatti contestati erano avvenuti sul divano di casa dell’indagato (finito due volte dietro le sbarre) che abita nella zona del Rubicone. Il bidello si presentava ai giovanissimi, conosciuti durante feste e incontri con deejay, come persona che aveva gli agganci giusti con vip per permettere ai minorenni di realizzare video musicali che sarebbero stati poi inseriti su Instagram e Youtube, consentendo loro di avere molti followers e garantire una rapida ascesa nel mondo dello spettacolo. Seguivano conversazioni tramite WhatsApp con gli adescati che diventavano sempre più frequenti e sempre più intime.

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