Concerto di Olmi a Forlì e Ravenna: Mozart per l'Ucrana
«Una comunità che sceglie l’impegno, e attraverso l’arte cerca di rispondere alla tragedia di un popolo». Il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, usa parole impegnative per presentare il concerto che l’11 aprile si terrà nella sua città, all’abbazia di San Mercuriale (ore 21). La Youth Musicians European Orchestra diretta da Paolo Olmi e il Coro Novocanto di Innsbruck con il suo maestro Wolfgang Kostner si esibiranno infatti nel “Requiem” di Wolfgang Amadeus Mozart, per il ciclo di eventi Forlì grande musica a cui collaborano “Emilia Romagna Festival” e “Ymeo”. Con loro, i solisti Valentina Varriale, Cinzia Chiarini, Manuel Amati, Antonio Di Matteo. E anche se alcuni strumentisti ucraini sono stati bloccati dalla guerra, un artista senior che vive da tempo all’estero e tre giovani musiciste potranno fare parte dell’orchestra insieme ai colleghi.
Il concerto, già rimandato a causa della pandemia, finalmente quindi va in scena «anche se non ci aspettavamo – commenta Olmi – di dover suonare in prossimità di una guerra. Per questo è alla sofferenza del popolo ucraino che vengono dedicate le note del “Requiem”, l’ultima opera che Mozart compone già sul letto di morte e che ha tanti risvolti ancora oscuri o addirittura misteriosi: pagine immortali che ci permettono di santificare la Pasqua attraverso il linguaggio dell’arte».
Al concerto, garantisce l’assessora Maria Rosaria Tassinari, «inviteremo i profughi ucraini accolti in città e le famiglie che li ospitano, consapevoli come siamo che anche questo è un segno tangibile di solidarietà e di accoglienza. La musica infatti parla alle persone, e ignora i confini».
Anche l’Istituto Masini «si è attivato con generosità – ricorda il presidente Giovan Battista Ghini – iscrivendo ai suoi corsi gratuitamente i giovani ucraini che hanno dovuto interrompere i loro studi, perché non rinuncino ai loro interessi e in alcuni casi anche al loro futuro professionale, e si sentano maggiormente accolti dalla città».
Il “Requiem” (K626) la cui drammatica composizione è stata suggestivamente romanzata dal film “Amadeus” di Miloš Forman, fu aggiunto tardivamente al catalogo mozartiano per complessi problemi di attribuzione di alcune parti. La mitologia che si formò intorno a esso fu dovuta probabilmente anche alla singolare coincidenza fra la morte prematura del compositore e il fatto che l’opera gli fosse stata ordinata dal conte Franz von Walsegg zu Stuppach per l’anniversario della scomparsa della propria moglie, avvenuta il 14 febbraio 1791: quasi un segno del destino. Il conte inoltre avrebbe voluto attribuirsi il “Requiem”, ma la morte del genio di Salisburgo, il 5 dicembre del 1791, condannò l’opera a restare incompiuta. Solo tempo dopo la vedova di Mozart, Constanze, per riscuotere il saldo della commissione, affidò il completamento dell’autografo ad alcuni allievi del marito, in particolare a Franz Xaver Süssmayer, ma nel 1825, quando da tempo il “Requiem” veniva eseguito, nacquero i primi sospetti sul contributo di altre mani. Tuttora molte questioni critiche restano irrisolte: ne tratterà la lezione-concerto sulla storia e la struttura del “Requiem” che si terrà in San Mercuriale la sera del 10 aprile, mentre l’11 mattina la prova generale sarà aperta agli studenti del Liceo Canova. Lo spettacolo, oltre che a Forlì si terrà al teatro Alighieri di Ravenna (13 aprile), e a Piacenza (12 aprile) per i 900 anni della storia della cattedrale.
«La musica per noi è speranza – conclude padre Vasily Romaniuk, rappresentante a Forlì della chiesa ortodossa –, speranza nella cultura, nella bellezza dell’uomo, e soprattutto, nella pace».
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