Comprare oggetti usati non è più solo una necessità

Le abitudini di acquisto cambiano velocemente. Se fino a qualche anno fa comprare oggetti usati era considerata una scelta di necessità, una attività di nicchia riservata ai mercatini o a negozi specializzati sull’abbigliamento dei bimbi (settore fiorito grazie alla forte disponibilità nelle famiglie di abiti magari usati due o tre volte a causa della crescita dei ragazzi e quindi praticamente nuovi), oggi la “second hand” sta diventando sempre più centrale negli acquisti. Le piattaforme dedicate si moltiplicano, il 66% di chi acquista usato lo sceglie specificatamente e l’online ormai ha sopravanzato i negozi, pure moltiplicatisi rispetto a un tempo. L’online costituisce infatti quasi il 50% del volume d’affari totale, per un valore di 11,8 miliardi di euro.
È chiaro che la motivazione sta soprattutto nel poter scegliere all’interno di un campionario infinito, con il fascino di individuare un pezzo quasi unico. C’è naturalmente la componente economica, con la possibilità di accedere a capi altrimenti irraggiungibili, ma consapevolmente o inconsapevolmente questo cambio di abitudini aiuta anche notevolmente l’ambiente e ancora di più potrà farlo in futuro. Dicevamo dell’aspetto economico. Ci sono anche le implicazioni “macro” da tenere in considerazione. Una ricerca realizzata da BVA Doxa per “Subito” rivela che il valore generato dalla second hand nel 2021 è stato di 24 miliardi di euro e ha rappresentato l’1,4% del Pil nazionale italiano, coinvolgendo quasi 23 milioni di cittadini. Il 52% degli italiani, quasi 23 milioni, ha comprato e/o venduto oggetti usati nel 2021, il 15% lo ha fatto per la prima volta.
Ci sono poi le novità e le sperimentazioni che guardano al futuro. Ad esempio un modello di investimento agile, intuitivo e sostenibile si chiama Extraconomy ed è una piattaforma innovativa di economia circolare, che unisce le potenzialità dell’e-commerce a quelle della moneta digitale, consentendo non solo agli imprenditori, ma anche ai singoli, di inserirsi in un circuito virtuoso di scambio di valori e di beni. L’idea alla base di Extraconomy porta il nome dell’imprenditore romano Andrea Sabbatini, co-fondatore della startup che proprio in questi giorni sta approdando nel panorama digitale, avvalendosi di un team di venti giovani professionisti. Veicoli usati e capi di abbigliamento, merce invenduta, utensili per l’arredo ed articoli per l’infanzia, device elettronici sono solo alcuni tra i prodotti e servizi in vendita su questo innovativo shop online, dove l’utente può scegliere se essere venditore o acquirente dei beni messi a disposizione sulla vetrina digitale per sfruttare la complementarietà del credito Extracoin che crescerà in base alle interazioni tra utenti sulla piattaforma stessa.
Usufruendo della vetrina di un marketplace già esistente, inoltre, si abbatteranno i costi relativi all’apertura e al mantenimento di un proprio e-shop, traendo vantaggio dalla rete della community che amplia le possibilità di business. Uno strumento utile per gli stessi negozianti che potrebbero trovare un canale per smobilizzare le merci ferme in magazzino.