Commercio di cuccioli di cane, allevatore nei guai per falso

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C’è chi li cerca come cani da compagnia e chi, in aggiunta, sa che se addestrati a dovere hanno un fiuto infallibile per il tartufo. In entrambi i casi, se su Google si cerca un allevamento al quale rivolgersi per acquistare un cane di razza Lagotto, quello di Giovecca di Lugo è in testa alla classifica dei risultati suggeriti. Ma la fama guadagnata negli anni da un agricoltore della Bassa Romagna si è tradotta in un accertamento che lo ha portato a processo per falso. Nulla da eccepire sulla qualità dei circa 200 esemplari venduti nell’arco di quasi trentanni: ma proprio alla luce della sua costanza nell’allevare cucciolate di Lagotto Romagnolo, avrebbe dovuto iscriversi – secondo quanto gli viene contestato dalla Procura – come allevamento professionale. Invece, nell’autocertificazione richiesta dalle autorità, avrebbe sempre dichiarato un’attività di tipo amatoriale.

Il processo che lo vede imputato per via dell’autodichiarazione ritenuta falsa, si è aperto ieri davanti al giudice monocratico Tommaso Paone, sentendo la genesi dell’indagine coordinata dal sostituto procuratore Marilù Gattelli e condotta dai carabinieri forestali. L’accertamento risale al 2019, quando all’interno del terreno di proprietà dell’agricoltore, sulle sponde del fiume Santerno, furono trovate due fattrici, cioè due esemplari femmina destinate all’accoppiamento. Andando indietro nel tempo nei registri dell’anagrafe canina, gli inquirenti sono arrivati all’inizio degli anni 90, conteggiando 200 cuccioli regolarmente ceduti con microchip e certificati vari.

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