Rimini, colture asfissiate dall'acqua o erose dalle frane in collina

Archivio

Colpiti, indeboliti, ma pronti a ripartire. Nonostante, in alcuni casi, i danni provocati dall’alluvione siano evidenti e gravi. Come la frana che ha coperto un rimessaggio mezzi a Talamello, vicino Novafeltria, danneggiando trattori e altri macchinari. Sottolinea affranta Tiziana Piva, titolare dell’azienda agricola: «Lo smottamento ha centrato in pieno il capanno dove avevamo tutti i mezzi agricoli e li ha quasi sotterrati. Ora non possiamo più lavorare. Siamo disperati. Ci sono volontari che ci stanno dando una mano, ma non sappiamo come fare». Una delle tante attività, quella dell’imprenditrice di Talamello, fortemente compromesse dalla catastrofe che una settimana fa si è abbattuta sulla Romagna e che, seppur in mondo minore rispetto a territori devastati come Cesena, Forlì, Faenza, Lugo, ha ferito anche la Riviera e, soprattutto, il suo entroterra. Conferma Daniele Zerbini, agricoltore di Pennabilli: «Essendo in collina non abbiamo avuto danni da straripamento di fiumi o fossi. Ma bensì dalle frane. Il nostro raccolto, infatti, erba medica, grano, orzo, per un buon 30% è compromesso dagli smottamenti che si stanno susseguendo da qualche giorno. Parliamo di una ventina di migliaia di euro di danni che per un’attività come la nostra, a conduzione familiare, sono davvero tanta roba. Per fortuna che l’allevamento di bovini, almeno un’ottantina di animali da carne, è stato risparmiato, altrimenti sarebbe stata la fine».

Grano perduto

Grano appunto, una delle risorse principali del Riminese (l’Emilia Romagna - fonte Coldiretti - produce 1/3 del grano tenero italiano), che per un buon 20%, però, è andato perso. Spiega Piero Marzocchi, presidente della cooperativa agricola Valmarecchia bionatura di Ponte Messa a Pennabilli: «Diciamo subito che, fortunatamente, qui da noi non è accaduto quello che, invece, è successo a Forlì, Cesena e in altri territori della Romagna. Tuttavia i danni ci sono stati, in particolare a causa delle frane. Ripeto, danni minori, ma ci sono stati. Nel nostro settore, ad esempio, operiamo nella produzione di farina, dalle notizie che quotidianamente ci giungono dai nostri soci agricoltori possiamo parlare di una perdita approssimativa, rispetto ai 1000 ettari di terreno coltivato, come da censimento 2010, di un 15-20% di raccolto, pari a 150.000-200.000 euro di fatturato in meno di produzione complessiva tra grano e mais. Che per noi, a livello di produzione di farina, ammonta a circa 10-15 mila euro in meno di incasso, e mi tengo stretto».

Frutteti decimati

Non solo frumento. Tante, infatti, sono le colture danneggiate dalle piogge e dagli allagamenti dei giorni scorsi. Come i frutteti. Conferma Silvano Gessaroli, titolare di un’azienda agricola nelle campagne tra Verucchio e San Marino: «La tanta acqua caduta ha generato l’asfissia radicale del terreno. Provocando la morte delle ciliegie, delle pesche, delle albicocche in maturazione. Parliamo del 100% della produzione, pari a qualche decina di migliaia di euro di danni. Che per un’azienda come la nostra che dà lavoro a 6 operai stagionali rappresenta l’impossibilità ad andare avanti senza dover tagliare due, tre posti di lavoro. E non parliamo dei danni al foraggio, completamente marcito e che ora dobbiamo acquistare se vogliamo sfamare i 150 bovini da latte che abbiamo».

Orticole

Chiosa, allora, Simone Capanna, agricoltore con terreni tra Santarcangelo e San Vito: «Io ho circa 160 ettari di terra coltivata a grano, foraggio per animali, ma anche a pomodori, cavoli, insalata. Colture, queste ultime, completamente marcite a causa della persistenza dell’acqua nel terreno: qualche decina di migliaia di euro di danni». «Abbiamo ancora stime approssimative. Che, però, evidenziano una situazione di danni diffusi nelle campagne del Riminese». Il presidente Coldiretti Rimini Guido Cardelli non azzarda cifre. Ma cita dati che, tuttavia, preoccupano il comparto agricolo provinciale, post alluvione. Spiega Cardelli: «Il 40% delle aziende agricole della provincia di Rimini è stato colpito da allagamenti e frane. Ed è in forte difficoltà. Al punto che possiamo parlare di qualche centinaio di posti lavoro a rischio». Le più colpite sono le attività del settore orticolo: insalata, pomodori, cavoli, zucchine, melanzane. Spiega Cardelli: «Colture, queste, finite completamente sott’acqua e marcite quasi completamente: parliamo di almeno il 60% della produzione distrutta. Che ha messo in ginocchio quegli imprenditori che avevano puntato esclusivamente su questi prodotti». Non solo coltivazione orticola. Perché anche il frumento: grano, mais, foraggio per animali, è andato in buona parte distrutto. Conferma il presidente provinciale di Coldiretti: «In questo comparto abbiamo un buon 40% di produzione da buttare. Che la dice lunga sullo stato di crisi in cui è piombato il settore. E di cui toccheremo con la mano la gravità soltanto tra qualche tempo». Perfino le piante da frutta, infatti, non sono state risparmiate dall’alluvione. «A causa dell’asfissia radicale – sottolinea ancora Cardelli – almeno il 30% di ciliegi, alberi di pesco e di albicocca sono marciti. E con loro sono andati in rovina pure i frutti». E gli allevamenti, seppur in modo indiretto. Conclude Cardelli: «In questo caso possiamo tirare un sospiro di sollievo perché, ad oggi, non risultano animali morti. Tuttavia anche in questo settore le difficoltà sono evidenti. E subentreranno in un secondo tempo. Parlo del fieno che verrà a mancare, visto il crollo della produzione. E che provocherà l’aumento dei prezzi». Intanto Coldiretti ha avviato l’iniziativa di solidarietà “Salviamo le nostre campagne” con un versamento sull’Iban: IT 55 U 02008 02480 000106765286

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui