“Coltivare un pensiero” il legame tra Faenza e la ceramica

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L’intenso legame tra Faenza e la ceramica, secondo il sindaco Massimo Isola, si condensa bene in una frase che è un modus operandi: «coltivare un pensiero». Presidente onorario dell’Ente ceramica, presidente dell’Associazione italiana città della ceramica e volto simbolo della Strada europea della ceramica, Isola da tempo si è messo al fianco di artigiani e imprenditori per portare Faenza nel mondo e il mondo a Faenza.

L’apertura del Cersaie è l’occasione per tornare a parlare di ceramica dopo un difficile anno e mezzo. Vorrei partire con lei da una considerazione fatta da Gian Piero Merendi di Ceramic and colours che, parafrasando, ascrive il successo di Faenza nella sua capacità di aver mantenuto alta l’attenzione sul tema culturale prima che sul business. Condivide? È questa la ricetta vincente?

«Le parole di Merendi mi rendono molto contento, perché la penso esattamente allo stesso modo. C’è un dato generale del quale dobbiamo prendere atto ed è l’attenzione alla qualità. È su questo fronte che si combatte la battaglia oggi. Chi si era sempre retto sulla quantità non ce l’ha fatta e comparti di valore come Grottaglie in Puglia o Nove sono in seria difficoltà. La nostra identità si fonda invece sugli insegnamenti di Gaetano Ballardini».

Cinquanta per cento materialità e cinquanta immaterialità, giusto?

«Esattamente. Investire sull’immateriale vuol dire investire sulla scuola, sull’arte, sulle mostre. In tre parole: coltivare un pensiero, mettendosi sempre in discussione e aprendo le porte all’innovazione. A Faenza insieme al ministro Bianchi dieci anni fa ci siamo inventati il primo corso tecnico sulla ceramica, l’IFTS, che in questi anni ha formato cento persone che oggi hanno tra le migliori botteghe d’Italia. Questo ci rende protagonisti, ossia il non contare solo sul passato e la memoria, che è grande, ma lasciare le porte aperte al futuro».

Se la grande industria, penso a nomi come Sicis o Deruta, hanno avuto e continuano ad avere grandi conflitti con la sfrenata concorrenza cinese, l’artigianato faentino che rapporto ha con una controparte finanziariamente così potente, che potrebbe destabilizzare il business?

«I medio-piccoli che lavorano sui numeri faranno sempre più fatica, perché sulla sfida dei prezzi non c’è storia. Non hanno le risorse per combattere e vincere (come ha fatto Sicis) battaglie contro il colosso asiatico e temo verranno travolte. L’artigianato faentino, col suo discorso artistico, al contrario ha un ottimo rapporto di scambio con il resto del mondo, Cina compresa, dove siamo coccolati ed esaltati, oltre che ospiti ogni anno alla fiera di Jingdhezen».

Tuttavia, il mercato di riferimento continua a rimanere quello domestico.

«Chiaro che se parliamo di numeri, l’artigianato faentino fatica ad affrontare il mercato internazionale. Lavoriamo attivamente con le fiere di Parigi, Dubai e Mosca, mantenendo viva quella contaminazione che è un tassello fondamentale per la crescita artistica, ma è chiaro che l’Italia resta il mercato di riferimento e lo dimostrano bene anche le belle sinergie nate con le realtà di Montelupo Fiorentino e breve con Grottaglie. Discorso differente è invece per il comparto industriale faentino, con aziende come Gigacer e Cerdomus che hanno un prolifico scambio commerciale con l’estero».

Visto che ha parlato delle industrie, la sfida del futuro, per le big, è tutta sulla sostenibilità, non a caso tema inaugurale del Cersaie. Ora che i numeri sono tornarti a crescere, trainati dall’edilizia, quali saranno secondo lei gli impegni?

«A mio avviso la sfida starà nel trasmettere il mondo delle piastrelle ceramiche come il più sano e attento alla salute di tutti, pur senza compromettere l’arte. L’Europa ci chiede di diminuire le percentuali di certi smalti e posso dire che la ricerca scientifica sulle piastrelle e sui processi di produzione è elevatissima».

Il parlamento ha stanziato 2 milioni di euro per il nostro artigianato artistico. Questo darà sicuramente linfa vitale ai ceramisti, ma visto che Faenza è prima di tutto una città di cultura, le chiedo, qual è la situazione dei musei?

«Il Mic e i musei privati sono la nostra eredità e più forte identità. Ora hanno riaperto al cento per cento, con mostre importanti come quella di Alfonso Leoni. Siamo soddisfatti delle performance e avere il più grande museo al mondo sulla ceramica è ciò che ci qualifica».

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