Claudio Dirani dei Modà: musica, grande medicina

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«È stato il più bel Sanremo degli ultimi anni. Sono state giornate intense ma ora sono contento di essere tornato alla normalità. In questo momento mi trovo al supermercato, mi era mancato: avevo voglia di vita reale e di tornare a Lugo». È un ragazzo sincero e pieno di energia Claudio Dirani, il batterista romagnolo dei Modà, tornati all’Ariston con il brano Lasciami dopo gli anni difficili vissuti dal cantante Kekko e ora pronti a festeggiare con un tour nei teatri e stadi i primi vent’anni di carriera (2003-2023) e i tanti traguardi raggiunti. Francesco “Kekko” Silvestre (voce), Enrico Zapparoli (chitarra), Diego Arrigoni (chitarra), Stefano Forcella (basso) e Claudio Dirani (batteria), con un disco di diamante, 9 dischi di platino, 2 dischi d’oro, 15 singoli certificati platino e 6 certificati oro, sono ora pronti a partire con una lunga tournée in tante città italiane: molte le date già sold out.

Dirani, com’è andata la vostra quarta volta a Sanremo?

«Per me è la terza, nel 2005 non c’ero. Ma è andata benissimo, ce lo siamo goduto. Dieci anni fa eravamo appena esplosi e la sensazione sul palco era sempre quella di dover dimostrare qualcosa. Quest’anno invece, un po’ per maturità, un po’ per consapevolezza, eravamo più rilassati. Siamo stati proprio bene tant’è che dopo la serata finale, tornati a casa, ci siamo subito risentiti: già ci manchiamo».

Tutti gli artisti che si esibiscono al Festival dicono che quel palco è diverso dagli altri: è così anche per voi?

«Sì: puoi avere tutta l’esperienza del mondo, ma quando sei all’Ariston si resetta tutto».

Un palco fantastico dove è successo di tutto, a partire dal gesto discutibile di Blanco...

«Ognuno è responsabile delle azioni che fa. Tutto qua. Non entro nel merito della questione».

Siete rimasti soddisfatti del vostro 11° posto in classifica?

«Contentissimi, perché la canzone è arrivata al pubblico. Non siamo andati a Sanremo per vincere, ma per esserci. Mancavamo da un po’ di anni perché Francesco non è stato bene. Inoltre volevamo mandare un bel messaggio a tutte le persone che soffrono di depressione: anche se si sta male, si può ricominciare, ripartire, perché la vita è bella e va vissuta».

Non a caso “Lasciami” è stata scritta da Kekko insieme a Enrico Palmosi proprio con l’intento di raccontare la depressione.

«Sì, e lo trovo importante perché a soffrirne sono tanti. La vita a volte può essere difficile e può succedere di non essere sempre così forti. Può capitare a tutti. Kekko è stato molto coraggioso: per anni è rimasto a casa, non voleva più salire sul palco, ricominciare proprio dall’Ariston è stata una bella prova. Riuscita».

Come l’avete aiutato?

«Gli siamo sempre stati vicini senza mettergli fretta: “Partiremo quando sarai pronto, non preoccuparti” sono sempre state le nostre parole. Prima ancora di essere una band, siamo una famiglia. È sempre bello quando tutto va bene, ma la vera amicizia si vede nei momenti di difficoltà».

Un bel messaggio di speranza.

«Sì. Francesco lo dice apertamente: “Non sono guarito, però con l’impegno, piano piano ne sto uscendo”».

Qual è il ricordo che porterà con sé di questo Sanremo?

«La musica e Amadeus, che ha fatto un grande festival riportandola sul palco come la vera protagonista. E noi non finiremo mai di ringraziarlo per averci dato la possibilità di tornare a esibirci».

La canzone che più le è piaciuta?

«Il livello è stato alto, difficile scegliere, fra tanti però mi hanno colpito Will e Grignani: al festival non avevo avuto modo di ascoltarlo bene, invece l’altro giorno, tornando a casa in macchina, ho sentito il brano di Gianluca alla radio e mi è venuta la pelle d’oca. Tanti artisti hanno affrontato il tema della fragilità senza pudore. Bene, perché la musica è una grande medicina, forse la migliore».

Ora vi aspetta la tournée.

«Sì, e sarà diversa dalle altre. Saremo accompagnati da un’orchestra sinfonica e per la prima volta tutte le canzoni avranno una chiave e arrangiamenti diversi. A giorni si parte con le prove. Non c’è tempo per riposarsi».

E per godersi Lugo.

«Ah sì, vivo benissimo qua. Tanti mi dicono che dovrei trasferirmi a Milano, ma io da Lugo non mi sposto: qui ho i miei amici, che poi sono quelli di sempre. Sono un vero romagnolo».

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