Cinema, la "Rimini" invernale del vitellone Ritchie Bravo

Cominciamo dal finale. Non solo perché Hans-Michael Rheberg, qui nella sua ultima interpretazione cinematografica, è magistrale e struggente: l’attore tedesco è infatti scomparso nel novembre del 2017, pochissimo tempo dopo avere preso parte alle riprese del film “Rimini” del regista austriaco Ulrich Seidl, arrivato in questi giorni nelle arene estive dopo l’anteprima mondiale l’inverno scorso alla Berlinale e quella italiana a giugno al Biografilm festival di Bologna.

Martedì sera il film, girato tra Rimini e l’Austria, era in programma all’Arena Brancaleone di Ravenna, il 18 agosto sarà all’arena del Carmine di Lugo. A Rimini il film arriverà invece l’8 settembre in concomitanza con la distribuzione nelle sale che partirà il 25 agosto: sarà il titolo di apertura della stagione 2022/23 del cinema Fulgor insieme a Il signore delle formiche di Gianni Amelio, anche questo girato in regione. Poi, causa pandemia, tutto è andato un po’ per le lunghe. Ma infine eccolo Rimini, che in origine doveva semplicemente intitolarsi Wicked games ma poi il progetto si è diviso in due tronconi, due storie, e così dopo Rimini ci sarà Sparta.

Il film si chiude sulle note del Winterreise (Viaggio in inverno) di Schuebert, che accompagnano il commiato al mondo del padre (Rheberg, appunto) del protagonista del film, Ritchie Bravo (Michael Thomas). È un finale splendido, un inno alla vita, seppur malinconico e dolente.

Ex stella della musica tradizionale austriaca, il protagonista di Rimini è tutt’altro che un personaggio edificante e attraente. Nonostante gli anni di gloria siano alle spalle, riesce però ancora a sedurre le fan attempate e a intrattenere gruppi di turisti anziani in vacanza, esibendosi con lo stesso piglio di un tempo in abiti dorati in hotel e locali aperti fuori stagione (tra le location utilizzate il Diplomat Palace Hotel, l’hotel Giannini, l’hotel Kursaal, il night club Crazy Love).

Bevitore, gigolò, amante di un sesso senza inibizioni in cui si esibisce da dominatore, Ritchie Bravo è un vitellone in lustrini che però rivela alla fine il proprio lato bonario e romantico.

Un’altra Rimini

Non c’è nulla però della Rimini vacanziera in Rimini. Nulla della capitale della vacanza balneare. E non è certamente una Rimini da cartolina quella che il regista sceglie di ritrarre nel film. Perché di Rimini Ulrich Seidl cercava proprio le atmosfere invernali. Quelle degli alberghi vuoti e dal clima desolante e malinconico, di attesa. Non solo le ha trovate, ma le ha trasferite sul grande schermo con il suo tocco d’autore. Raffigurando anche la spiaggia di Rimini in maniera inusuale: sommersa dalla neve, un paesaggio più che da favola iperreale.

Seidl, perché ha scelto Rimini?

«Ci venivo in vacanza da bambino negli anni Cinquanta. Ricordo ancora i giochi con mio fratello sulla spiaggia».

Però ha scelto di venire a girare in una Rimini invernale. Perché?

«Perché qui avete centinaia di hotel e mi serviva una certa atmosfera. Devo dire poi che quando siamo venuti la prima volta, cercando una Rimini sotto la nebbia, ci siamo ritrovati giornate di sole. Ce ne siamo allora andati. Quando siamo tornati, invece, abbiamo trovato la neve. E la nostra gioia è stata immensa».

Il suo film ricorda sotto vari aspetti “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini, il film del 1972 con Alain Delon girato tutto in una Rimini invernale. Come il suo film, quello di Zurlini era e resta in controtendenza rispetto allo stereotipo della Rimini estiva e vacanziera. Lo ha mai visto?

«Non conosco questo film ma mi incuriosisce: di cosa tratta?

Anche nel film di Zurlini c’è un protagonista maschile, un antieroe, un po’ come il suo Ritchie Bravo. È un professore, ma frequenta bische clandestine. E poi c’è un finale tragico, che nel suo film non c’è. Nonostante il tema della morte, come nel film di Zurlini, sia molto presente.

«Ma il mio non vuole essere solo un film che parla della morte. È infatti incentrato sulle relazioni. Quelle del protagonista con il padre, con la figlia… E con la madre, che muore all’inizio del film, ma è un riferimento molto importante».

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