Ciclismo, lo sponsor Pino Buda: "Potrei lasciare dopo 40 anni"

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Parlare di amarezza è riduttivo. Il romagnolissimo Pino Buda, il patron Sidermec, da quarant’anni nel ciclismo, non riesce a non sbottare di fronte «alla grande ingiustizia dell’esclusione dell’Androni Giocattoli Sidermec dagli inviti per il prossimo Giro d’Italia».

Un’ingiustizia che spinge Buda a parole forti nei confronti di un ciclismo all’interno del quale non si riconosce più: «La prima reazione sarebbe quella di lasciare. Si sono persi di vista completamente valori fondamentali. Da quarant’anni sono in questo ambiente in veste di sponsor; non pensavo di dover ricevere una medaglia per questo, ma neppure dopo un così lungo tempo di dover subire un’ingiustizia del genere, oltretutto completamente immotivata dal punto di vista sportivo».

Il no al Giro segna i pensieri di un uomo appassionato e leale, lo stesso che ventuno anni fa prese «sotto braccio Francesco Casagrande, che era un mio corridore, per portarlo sul palco delle premiazioni del Giro che stava subendo una sorta di boicottaggio. Lo feci perché mi sembrava irrispettoso del Giro e di quello che è il Giro. Allo stesso modo oggi mi sembra irrispettoso non invitare una realtà come l’Androni Giocattoli Sidermec che il Giro in una scala di valori - a questo punto solo ipotetica - se lo era conquistato abbondantemente. Senza considerare che in tutti gli anni in cui la squadra è stata al Giro lo ha onorato in maniera encomiabile come i media non hanno mai mancato di sottolineare, finendo per arricchire tante delle storie belle che la corsa rosa porterà indelebilmente dentro». Buda, poi, prosegue, con un’altra amara considerazione: «Sostengo squadre di ciclismo, oltre che per un aspetto promozionale e sportivo, anche con un intento sociale per garantire lavoro, a corridori e personale, in un lungo momento in cui evidentemente scarseggia. Di fronte ad un’ingiustizia del genere, perché con i nostri risultati e il nostro progetto avremmo dovuto certamente ricevere una wild card, non intendo più rimanere in un ambiente che decide in modo ingiusto». Buda spende parole da appassionato, senza dimenticare di essere imprenditore. E la rabbia, tuttavia, non diminuisce: «Conosco perfettamente quelle che sono le dinamiche di un’azienda, ma ritengo che in tutte le decisioni ci sia sempre un limite etico e morale da non superare, pur tenendo presente bilanci e conti economici, per non ledere paradossalmente poi in fondo anche chi le scelte le compie».
Queste le sensazioni ancora a caldo di Pino Buda, che sulla situazione farà comunque le dovute e ulteriori riflessioni: «Ci vorrà tempo a digerire questa grossa delusione. Naturalmente per tutto questo 2021 intendo, comunque, dare il mio massimo sostegno al team nel quale mi riconosco per spirito e valori, che ha una progettualità e sicuramente sarà in grado di rivedere in maniera forte i propri obiettivi di una stagione da vivere intensamente anche senza il Giro. Sull’anno che verrà vedrò, adesso dico solo che la rabbia è tanta. Mi auguro che la solidarietà che il team ha ricevuto in questi giorni da parte degli addetti ai lavori così come dai tantissimi appassionati e tifosi, possa far avvicinare altre realtà, come la mia, per affiancare un progetto serio e gestito con professionalità da Gianni Savio e Marco Bellini, che mi spiacerebbe non sostenere più per colpa di un ambiente sbagliato. Non voglio credere che d’incanto tutti i valori che lo sport porta con sé possano non essere più tenuti in conto».

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