Ciclismo, Cassani silurato nel peggiore dei modi: il valore del suo lavoro meritava ben altro stile

La notizia era nell’aria, ma adesso è una certezza: Davide Cassani non sarà più il Ct della nazionale professionisti ai prossimi Europei e Mondiali.
La nuova dirigenza federale di Cordiano Dagnoni ha deciso di interrompere anticipatamente un rapporto che si sarebbe comunque esaurito il 30 settembre. La situazione è precipitata in Giappone con Cassani costretto a fare le valigie dopo le deludenti prestazioni olimpiche su strada (solo il 5° posto di Ganna nella crono) e con la federazione che non ha gradito l’affermazione del faentino «tra persone perbene si parla a quattr’occhi». La grande fortuna di Dagnoni e della federazione è stata la fantastica vittoria del quartetto azzurro che, da sola, ha trasformato in positivo un bilancio altrimenti opaco. In caso di insuccesso il capro espiatorio era già pronto con la Fci che avrebbe indicato in Cassani il responsabile degli insuccessi su pista. L’ex professionista faentino dal 2014 era infatti il selezionatore di tutte le nazionali e il responsabile tecnico per la pista e la strada e ha partecipato attivamente alla creazione del quartetto d’oro.
Ovviamente nessuno, a parte il ct Villa, ha avuto la memoria di ricordarlo durante i festeggiamenti per il titolo olimpico. In questi 7 anni Cassani non è stato solo il ct della nazionale, ma anche colui che ha rilanciato il Giro Giovani, creato il team #InEmiliaRomagna, portato il mondiale in 30 giorni a Imola e, nello stesso tempo, è diventato un personaggio televisivo con ospitate e sponsorizzazioni. Troppo ingombrante per il nuovo ciclo federale alla ricerca di visibilità e voglioso di mettere il proprio zampino sugli imminenti eventi in programma: le Olimpiadi che Cassani preparava da 5 anni, gli europei casalinghi in Trentino ed infine i mondiali. Cordiano Dagnoni, ex presidente del comitato lombardo, ha vinto le elezioni a febbraio da outsider sfruttando le incertezze di un’assemblea che ha rifiutato l’onda del rinnovamento di Silvio Martinello e nello stesso tempo ha rigettato la continuità con la gestione precedente perché a guidarla c’era una donna: Daniela Isetti. Il primo mattone Dagnoni l’ha tirato (tirato non posato) a giugno quando, ad un mese dalle Olimpiadi, ha nominato l’ex dirigente della Liquigas Roberto Amadio come Team Manager di tutte le nazionali. Al grido di una frase trumpiana «voglio la nazionale come un team World Tour», Dagnoni ha di fatto esonerato Cassani da tutti i ruoli ricoperti, ad esclusione di quello di selezionatore da professionisti. Il disastro si è consumato facendo salire su un aereo per il Giappone un Cassani ridimensionato e praticamente già esonerato e chiedendogli di farsi da parte quando non sono arrivati risultati.
A meno di un mese dagli Europei in Trentino, l’Italia si ritrova senza commissario tecnico e sarà costretta ad una veloce scelta interna per rimediare ad un disastro che si è autoinferta. Resta l’amarezza per come è stata gestita la vicenda Cassani e per come siano stati cancellati con un colpo di spugna 7 anni comunque positivi. Sette anni che meriterebbero un ringraziamento enorme, specialmente a livello giovanile, e che daranno i propri frutti nelle prossime stagioni. Ma, a quel punto, i meriti saranno di altri.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui